Il personaggio

«Il rap di Locarno si rialza con un album a colpi di rime»

Un disco ricco di collaborazioni ridà slancio al collettivo hip hop «Loca Gang» capitanato da Marcel Ueltschi: «Sono tornato al microfono dopo alcuni anni per dire che, in riva al Verbano, siamo pieni di talenti: sì, nella scena c’è fermento»
Marcel Ueltschi, 43 anni e nella vita cuoco, rapper che ha inciso «Ceci n’est pas un album» con il suo collettivo «Loca Gang» © CdT/Chiara Zocchetti
Jona Mantovan
04.03.2025 06:00

«Il rap di Locarno sta scrivendo la sua storia. È tempo di farsi sentire, di alzare il volume e lasciare il segno. Questo disco è solo l’inizio. La città è sulla mappa». Parole coraggiose, affermazioni forti chiudono il nuovo lavoro da solista di Marcelo, all’anagrafe Marcel Ueltschi, tornato al microfono dopo anni con «Ceci n’est pas un album». Qualcosa nella scena locale si sta muovendo. Anzi, di più. «Qui ci sono persone con un talento gigantesco e sono contento di ospitarle in un’opera con tre generazioni di cantanti (in gergo, “MC”, ndr), ognuno con la sua visione della “city”», racconta l’autore al Corriere del Ticino. Un’opera «che non è un album», recita il titolo, ispirato all’artista surrealista francese René Magritte. «Si tratta piuttosto di una raccolta di voci valorose della zona».

Mi riascoltavo e continuavo a dirmi che non mi piaceva, ma alla fine quella “cosa” è poi uscita
Marcel Ueltschi «Marcelo», rapper, 43 anni

«Tutto è là dove deve essere»

«Da almeno una decina d’anni non lo vedevo», racconta il 43.enne riferendosi a Claudio Passera, musicista e produttore, proprietario dello studio di registrazione rec-tangle. «Abbiamo rivangato i vecchi tempi, ci siamo resi conto che la passione per il mondo hip hop non ci lascerà mai. E così, dopo circa un anno, siamo qui. Se abbiamo concluso questa fatica è merito suo. Soprattutto all’inizio, quando ci credeva più di me», esclama con una risata. «Perché mi riascoltavo e continuavo a dirmi: “No, non mi piace. Quella cosa l’ho persa, non ce l’ho più”. Claudio insisteva. Prova e riprova, rielabora, riarrangia e, alla fine, “quella cosa” è uscita», dice con emozione. La verve, la potenza, le rime ritmate «tutto è là dove deve essere».

Paradossale, visto il risultato, è la foto in copertina. Il rapper (nella vita lavora come cuoco) ha un nastro adesivo sulla bocca: «Una provocazione. Stiamo vivendo in un’epoca dove aleggia la paura di dire ciò che si pensa. Invece è importante mantenere una linea diretta con chi ti ascolta, non solo nella musica. Senza offendere nessuno, ma esponendo le proprie idee in maniera limpida. Anche per me è arrivato il momento di esprimere una serie di convinzioni rimaste sopite per troppo tempo, come soffocate». È il momento di strappare il fastidioso impedimento dalle proprie labbra.

Gruppo intergenerazionale

Il nostro interlocutore parla anche del suo brano preferito, in chiusura, che porta il nome del collettivo: «Loca gang». Una realtà nata tre lustri fa dalla sua fantasia. «Mi piace, ha una carica di energia che rimane in testa e celebra la nostra capitale, il territorio che ci sta a cuore. Suona minaccioso, ma noi minacciosi non lo siamo per nulla», ribadisce. «Avevamo iniziato a mettere in piedi qualcosa di simile a quella attuale, ma poi tutto è andato a finire in nulla».

Nel 2025, per qualche ragione, tutto riprende a girare. Fino a far «sbocciare» il nuovo gruppo, nel quale lui si vede come veterano. «Ci sono strofe di AgoUccio la Zeta, GreenPit, dieci anni più giovani di me».

Le mille possibilità di oggi

La formazione ospita anche altri. «Certo, come Pedro e Àkil, ancora più piccoli con quindici-venti di differenza. Ma proprio loro creano più di tutti, hanno una facilità di scrittura incredibile. Una bella discrepanza rispetto alla mia generazione, alla loro stessa età. Oggi ci sono molte più possibilità: con i media sociali per raggiungere pubblico, con internet che mette a disposizione tanto, a livello di materiali, strumenti e tecniche espressive, linguaggi per ispirarsi».

La velocità nel portare a termine un lavoro in «cucina» è cruciale: «Ho capito che occorre pubblicare più rapidamente possibile, evitando di perdersi in dettagli o cose di poco conto. Si devono chiudere più progetti per farli conoscere il prima possibile. Posso affermarlo per esperienza, le tracce invecchiano e non si può pensare di registrare qualcosa oggi e farla uscire tra due anni. Nel frattempo “appassisce”, anche se nessuno l’ha sentita. Perde energia e freschezza, non so se mi spiego. Nonostante per chi la scopre alla prima occasione possa sempre suonare bene... nella mia testa è differente dato che si cresce, si va avanti e si pensa sempre a roba nuova».

Una mixtape in arrivo

E a tal proposito i progetti all’orizzonte non mancano. «Stiamo iniziando una mixtape coinvolgendo quante più persone possibile. Siamo già una trentina, dal Locarnese ma anche con contributi di artisti come Nyx dei Massakrasta e la Big Bang Family. Altri producer si sono uniti, portando entusiasmo. Entro fine anno saremo fuori con un progetto ambizioso, visti i talenti coinvolti».

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