Il «tesoretto» della Wagner: 4 miliardi di rubli, lingotti d'oro e passaporti (falsi)

Il Cremlino ha fatto sapere, ieri, che Yevgeny Prigozhin andrà in Bielorussia e lui e i suoi miliziani non saranno processati. Da allora, da parte del capo della milizia, tutto tace. Ieri mattina, in piena avanzata, le forze dell'ordine russe hanno fatto irruzione nell'ufficio del gruppo Wagner di San Pietroburgo. «Le forze dell'ordine sono entrate nel centro della milizia privata Wagner in via Zolnaya, a San Pietroburgo. Due autobus con la polizia antisommossa e le guardie nazionali stanno entrando insieme a personale in borghese», è la prima informazione rilasciata dal media russo Fontanka, «persone mascherate e con fucili automatici» sono state schierate vicino al ponte Blagoveshchensky, dove si trovano un hotel e un ristorante legati a Yevgeni Prigozhin.
E, oggi che le acque si sono calmate, da San Pietroburgo arriva la notizia che durante la perquisizione dell'Hotel Trezzini, ritenuto l'ufficio di Prigozhin, così come in un minivan fermo a pochi passi dal quartier generale, sarebbe stato ritrovato un «tesoretto». Contanti («cinquemila banconote») per un valore di 4 miliardi di rubli, poco meno di 43 milioni di franchi. Ma anche cinque chili di lingotti d'oro, sei pistole in pacchi e cinque mattonelle di «polvere bianca». Lo riferisce il portale Fontanka, che parla pure del rinvenimento di documenti, tra cui passaporti a nome di Prigozhin, con gli stessi dati anagrafici, ma la fotografia di un altro uomo. Si tratterebbe di «un sosia, che nel 2021 ha girato l'Europa», scrivono.
Il denaro, riferiscono i media russi, sarebbe servito per le spese dell'organizzazione, stipendi dei miliziani e risarcimenti per i familiari prima di tutto. Ma le domande, a 24 ore dal fallimento del tentativo di golpe (così come è stato definito), sono tante. I giornali scrivono che a San Pietroburgo oggi l'atmosfera è rilassata. Ci sono guardie private e agenti di polizia attorno all'edificio, ma non sono previste restrizioni al traffico nelle vie adiacenti. Un clima di normalità, insomma, che stride con quanto accaduto. Anche con le immagini di Rostov-sul-Don, ieri sera, con i soldati che festeggiano sparando colpi in aria e Prigozhin che si allontana a bordo di un’auto scura dopo essersi concesso a qualche selfie, salutato dalla folla. Stessa «strana normalità» che viene descritta per le strade di Mosca animate dalla gente, con bar, negozi e ristoranti aperti.
Il business del gruppo Wagner, lo ricordiamo, non è iniziato con la guerra in Ucraina. La compagnia, secondo il Center for Strategic and International Studies (CSIS) ha operato in almeno 30 Paesi e dispone di almeno due campi d'addestramento in Russia. La sua «gestione e le operazioni sono strettamente interconnesse con la comunità militare e d'intelligence russa». Secondo il CSIS, l'organizzazione ha partecipato anche a combattimenti e la raccolta d'intelligence nel Donbass, oltre a essere coinvolta nell'occupazione russa della Crimea. I miliziani della Wagner sono stati impiegati in Siria, Libia, Sudan, Mali, Repubblica Centroafricana, Madagascar, Mozambico e Venezuela. «Spesso sono utilizzati per garantire la sicurezza di interessi russi, ma anche dei governi ospiti, e in qualche occasione sono stati coinvolti in combattimenti».