Vox populi

In tutta Bellinzona risuonano le canzoni popolari, cosa ne pensa la gente?

Abbiamo raccolto le impressioni tra le strade della capitale animata dalla Festa federale – «Evento straordinario, migliaia di partecipanti anche se ha piovuto, è il nostro orgoglio»
L’appuntamento si è svolto per la prima volta in Ticino e ha registrato oltre 80.000 partecipanti da tutta la Svizzera e non solo
Jona Mantovan
24.09.2023 20:30

La Festa federale della musica popolare 2023 si è chiusa in bellezza: con una domenica soleggiata e un corteo da tutto esaurito. Questa quattordicesima edizione, che si è svolta per la prima volta in Ticino, ha fatto risuonare in tutta Bellinzona canzoni tradizionali dalla Confederazione (e anche oltre) suonate dal vivo da oltre duemila artisti in un totale di 400 concerti. Ottantamila persone hanno seguito l'evento, iniziato giovedì, e hanno animato le vie del centro della capitale cantonale nonostante non sia mancata la pioggia. Una vera e propria baraonda che ha superato per dimensioni quelle di Carnevale e mercato. Un viaggio nel tempo per tutti i sensi. Oltre a melodie e cantilene in tutte le lingue, tanti costumi locali dei secoli scorsi come pure assaggi di vini o pietanze genuine. Nell'aria festante si respira tanta soddisfazione tra il pubblico. «È bello vedere tutti riuniti a Bellinzona», esclama Patrizia. «Ho notato che molti sono vestiti in modo particolare, è una bella atmosfera», ammette la 26.enne, che nella vita studia economia a Zurigo. «È particolare anche perché, almeno qui in Ticino, la musica popolare capita di sentirla magari qualche volta la domenica, alla radio... qui, però, ci sono tantissimi gruppi che suonano e che cantano. È un'occasione per riunire tutta la Svizzera in un unico posto».

Qualche decina di metri più avanti, lungo Viale Stazione, Sara è qui con la sua famiglia: «Ah, io sono un'amante delle feste popolari e delle sagre», dice sorridente la trentenne, che nella vita è infermiera e abita a Taverne. Le fa eco il marito, Mirko. «Facciamo una passeggiata con i bimbi. Spero che si divertiranno ad ascoltare la musica», dice il 34.enne impiegato come custode. Sara fa notare come abbiano raggiunto l'evento con i mezzi pubblici, sfruttando un'offerta con il treno. «Pensa che all'inizio ero convinta si trattasse di una normale sagra di paese... invece è una manifestazione di livello nazionale, l'ho scoperto solo oggi. È una festa importante, insomma», esclama. 

A poca distanza un gruppo di persone con indosso abiti tradizionali sta scattando delle foto. «Siamo qui per passare una bella giornata insieme, una giornata un po' diversa dal solito... e per divertirci», esclama Simona, che ride anche per l'imbarazzo di essere stata rapidamente 'eletta' a rappresentante del gruppo di persone che l'accompagnano, vestite in modo simile al suo. «Siamo un gruppo della Valle Bedretto», dice la giovane, che vive ad Ambrì ed è impiegata come aiuto cuoco in una scuola. «Questo vestito è ispirato a quelli indossati dalle donne che lavoravano nei campi, o che mandavano avanti l'orto...», spiega la 30.enne indicando la camicia bianca e una sorta di gilet marrone, aggiungendo che parteciperà con gli altri alla sfilata del corteo nel pomeriggio.

Cerchiamo di mantenere vive le nostre radici e, nel contempo, di motivare anche i più giovani
Patrizia, 44 anni, casalinga

«Un orgoglio che abbatte il Röstigraben»

Vicino alla stazione, invece, ecco una coppia con due bambini. Sempre con vestiti tradizionali. «Siamo insieme al gruppo costumi di Chironico e siamo stati invitati per sfilare al corteo», illustra Michele, operaio comunale di Faido 44enne. «Facciamo due o tre uscite all'anno e contiamo una trentina di elementi. Partecipiamo anche a iniziative come la festa d'autunno di Ascona, dove ci occupiamo della battitura delle castagne, siamo uno dei pochi in Ticino a farlo». L'uomo si guarda in giro soddisfatto e non nasconde l'entusiasmo per questa manifestazione. «Sì, è motivo di orgoglio. Orgoglio ticinese, perché per la prima volta sono riusciti a portare questo evento in Ticino. Si va a contatto con altre culture, altre musiche e persone di tutti i cantoni. Questo abbatte il famoso röstigraben che abbiamo in Svizzera. In parole povere, si chiama integrazione: è sentirsi svizzeri... al completo, diciamo così».

Le fa eco la moglie, Patrizia, 44.enne. «È stupendo, è una cosa bellissima che abbiano organizzato questa cosa qui in Ticino. Cerchiamo di mantenere vive le nostre radici e, nel contempo, di motivare anche i più giovani», dice indicando i loro figli. Spostandosi verso Piazza del Sole, sono tante le formazioni che attaccano i loro concerti. Un tripudio di cori, fisarmoniche, corni delle alpi e altri strumenti caratteristici della musica folcloristica come chitarre, clarinetti, contrabbassi. Tre giovani, rigorosamente in abiti tradizionali ma più 'da festa' rispetto ad altri visti finora, stanno risalendo la strada con in mano i loro strumenti.

Mi sto divertendo molto, anche giovedì... nonostante la pioggia, abbiamo suonato e c'erano comunque molte persone. È stato molto bello
Nadine, 29 anni, docente di educazione musicale di Bellinzona

«Si può far festa anche così»

«Mi sto divertendo molto, anche giovedì... nonostante la pioggia, abbiamo suonato e c'erano comunque molte persone. È stato molto bello», premette Nadine, 29 anni e docente di educazione musicale di Bellinzona. Il complesso di cui fa parte e del quale suona il sassofono si chiama Concertino di Ravecchia, una formazione che vanta la bellezza di novant'anni. «Il nostro repertorio va dalla musica popolare ticinese ma anche Lombarda», precisa la collega Daniela, 45.enne e anche lei attiva nel mondo della scuola.

«Trovo importante il fatto che in queste giornate si sia tentato di trasmettere l'idea che la musica popolare abbia davvero un valore, in Ticino forse un po' trascurato—prosegue—. A volte ho come l'impressione che ci vergogniamo della nostra cultura musicale, quando invece andrebbe valorizzata. Ed è bello anche vedere come nella Svizzera tedesca ci siano bambini che suonano già da piccoli», evidenzia la clarinettista.

«Vero, sono d'accordo», si inserisce nella discussione anche Roberto, contabile di Giubiasco e per l'occasione trombettista. «Qui in Ticino questo tipo di musica ha meno seguito ed è un peccato. Grazie a questo evento, magari le persone potranno cambiare idea, anche ammirando il trattamento che riceve ad esempio nella Svizzera tedesca. Insomma, questa manifestazione è la dimostrazione di come sia possibile far festa anche con la musica popolare», conclude il 41.enne.

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