«Gli investigatori svizzeri hanno parlato del delitto Bellocco»
I filmati delle telecamere mostrati dal TgLa7 riprendono il capo ultrà della Nord interista Andrea Beretta che, dopo aver ferito una prima volta Antonio Bellocco – 36.enne membro del clan della ‘ndrangheta di Rosarno, in Calabria – ed essere caduto dalla portiera del guidatore, si rialza, gira intorno alla Smart, apre il lato passeggero e si allunga nell’abitacolo. In quel momento, secondo procura e carabinieri, colpisce di nuovo Bellocco, come per finirlo. Il sospetto degli investigatori è che l'omicidio a Cernusco sul Naviglio sia stato una vera e propria esecuzione. Legata al piano, deciso un paio di settimane fa, di eliminare proprio Beretta. Nel primo interrogatorio, Beretta ha spiegato che i contrasti con Bellocco erano nati sulla spartizione della «torta» degli introiti della curva legati a biglietti e merchandising.
Dalle indagini dei pm della Direzione distrettuale antimafia è emerso che quando è stato fermato dai carabinieri, Andrea Beretta aveva una carta d’identità falsa con la quale si muoveva a Milano, scrive il Corriere della Sera. Il capo della Curva Nord interista si spostava in città nonostante il divieto di soggiorno legato alla sorveglianza speciale. Gli inquirenti devono capire quale fosso lo scopo di queste «incursioni milanesi».
La lite e l'omicidio, lo ricordiamo, sono avvenute all’interno della Smart della vittima, targata Ticino e noleggiata in una società a garanzia limitata (Sagl) con sede nel Mendrisiotto. Antonio Coppola, comandante del reparto operativo dei Carabinieri di Milano, ha spiegato alla RSI che si tratta solo di un dettaglio: la presenza di veicoli con targhe straniere nel capoluogo lombardo è tutto fuorché inconsueta. Aveva pure precisato che non è stata chiesta la collaborazione giudiziaria alle autorità ticinesi. Ma il Corriere della Sera aggiunge che ieri, a un incontro in procura già fissato da tempo, con gli investigatori svizzeri «si è parlato parecchio del delitto Bellocco. Il clan ha da anni avamposti in Lombardia (Brianza e Comasco) e Svizzera».
L'Ufficio federale di polizia (fedpol) ha precisato di essere «in contatto con i colleghi italiani e ha aggiunto: «Li sosterremo, se necessario».