L'analisi

Le Pen fuori dai giochi, ma la leadership di Bardella non è scontata

Lo storico Michele Marchi: «Si riapre anche totalmente la composizione del ticket per le presidenziali»
© KEYSTONE (AP Photo/Louise Delmotte)
Dario Campione
01.04.2025 06:00

Quali ricadute avrà la sentenza del Tribunale di Parigi – che ha condannato Marine Le Pen all'ineleggibilità per cinque anni – sulla politica francese? Che cosa succederà nel breve e nel medio periodo in un Paese da tempo, ormai, precipitato in una complessa crisi politico-istituzionale? Michele Marchi, associato di Storia del Mediterraneo moderno e contemporaneo all’Università di Bologna e profondo conoscitore della realtà francese, analizza per il CdT la situazione che si è venuta a creare.

«Le prime ricadute saranno sicuramente sul Rassemblement National (RN), il partito di Le Pen e Jordan Bardella, il candidato chiamato naturalmente a succedere alla leader - dice Marchi - Nel 2027, Bardella avrà 31 anni e già una lunga carriera alle spalle, ma di sicuro non l’esperienza politica di Marine Le Pen, che sarebbe stata alla sua quarta candidatura presidenziale. Questo è un primo elemento. Un altro è che il ticket Le Pen - Bardella, con la prima candidata all’Eliseo e il secondo a primo ministro, era chiuso, e ora si riapre. Si riaccende, cioè, la competizione. E non solo per far parte di un eventuale ticket, ma per la stessa leadership generale. Perché è vero che Bardella è il presidente del partito, amatissimo dai militanti e con un controllo abbastanza capillare delle federazioni. Ma l’idea che Marine Le Pen sia fuori dai giochi può riaprire la corsa alla guida del RN».

C’è poi una terza questione: quale sarà la risposta dei militanti e dell’elettorato alla sentenza del Tribunale di Parigi?  «Prevarrà - si chiede Marchi - la sindrome da golpe giudiziario o da vittimizzazione, sulla falsariga di quanto accaduto negli USA con Donald Trump? Marine Le Pen, con il suo lavoro sulla de-diabolizzazione del partito, aveva trascinato dentro la legittimità democratica settori che ne erano rimasti fuori. Se la sua reazione, adesso, diventa “con questa sentenza i giudici hanno ucciso la democrazia”, le cose cambiano. E in modo radicale. Tutto si destabilizza. Non dimentichiamo anche che la linea Bardella e la linea Le Pen, ad esempio sul rapporto potenziale con le altre destre, sono differenti. Le Pen ha sempre escluso la possibilità di alleanze con la destra repubblicana, mentre Bardella, su questi temi, è molto più tenue. Anzi: più volte si è presentato come il potenziale candidato dell’unione delle destre, ventilando l’idea di soluzioni di coalizione. Il terremoto provocato dalla condanna potrebbe, quindi, avere riflessi in una parte consistente dello spettro politico francese».

Un altro aspetto è sottolineato dallo storico dell’Alma Mater: la «nemesi» cui la leader del RN è stata costretta in queste ore. «Nella prima parte della sua carriera e, ancora prima, quando a guidare il partito era il padre, Marine Le Pen ha sempre presentato il movimento come una forza anti-sistema, finalizzata a spezzare il binomio socialisti-gollisti che ingessava la politica e si spartiva il potere - dice Marchi - Adesso, c’è una sentenza dalla quale emerge chiaramente quanto il RN fosse invece parte del sistema, al punto che per coprire i propri costi di funzionamento utilizzava addirittura i soldi - ulteriore nemesi - provenienti dall’Europa, a lungo periodo bersaglio principale della sua politica. Oggi Marine Le Pen rovescia ulteriormente tutto questo accusando il potere giudiziario di far parte della grande lobby che non vuole permettere alla vera rappresentante del popolo francese di arrivare alla guida del Paese. E addirittura la rende ineleggibile, non potendo più fare altro. Ma la contraddizione, profonda, rimane».

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