Perché, ora, il nipote di Kadyrov si occuperà di yogurt
C'è aria di riorganizzazione in Russia. Negli scorsi giorni, il presidente Putin ha deciso — senza fornire troppe spiegazioni — di affidare a un suo fedelissimo, «in gestione temporanea», la filiale russa dell'azienda francese Danone, produttrice di yogurt. Una mossa che molti media internazionali hanno definito «sequestro», evidenziando i rischi che le imprese straniere corrono continuando a operare nel Paese. Lo scorso aprile, infatti, il presidente russo aveva firmato un decreto che consente al suo governo di porre sotto il controllo temporaneo dello Stato i beni stranieri presente nel Paese, qualora i patrimoni russi all'estero fossero sequestrati o minacciati. Detto, fatto. Putin non ha perso tempo e domenica le partecipazioni di proprietà straniera nelle attività russe della Danone, così come quelle della danese Carlsberg per quanto riguarda il produttore locale di birra Baltika, sono ufficialmente passate sotto la gestione «temporanea» dell'agenzia federale russa. Ma — udite udite — a capo delle filiali russe in questione non sono state posizionate persone a caso. Per Danone, è stato scelto Yakub Zakriev, il nipote del leader ceceno Ramzan Kadyrov, mentre alla guida della filiale Baltika di Carlsberg ci sarà Taimuraz Bolloev, un amico di lunga data di Putin.
Dopo un passato come sindaco (2018-2020) che lo ha portato a essere uno dei più giovani governatori russi, ora il nipote di Kadyrov si occuperà di yogurt. Yakub Zakriev, i cui media riferiscono avere un'età tra i 32 e i 34 anni, di strada, certamente, ne ha fatta molta e in breve tempo, prima di essere nominato capo della filiale russa di Danone. Basti pensare che, al momento, dirige il ministero dell'Agricoltura ceceno.
Diverso il caso di Taimuraz Bolloev: secondo quanto riferisce il Financial Times, il vecchio amico di Putin se ne intende di birra. Bolloev ha già diretto Baltika Brewery negli anni '90. Stando alle indiscrezioni, Bolloev sarebbe molto vicino ai miliardari Yuri e Mikhail Kovalchuck. Due fratelli che, neanche a dirlo, sono tra i più stretti confidenti del presidente russo e che già in passato avevano espresso il loro interesse verso Baltika.
Neanche a dirlo, i due miliardari sono stati colpiti dalle sanzioni occidentali. La stessa sorte toccata a Kadyrov e alla maggior parte del suo entourage.
Ma torniamo a parlare del passaggio di gestione «temporaneo». Fonti vicine allo zar definiscono il procedimento «una nuova redistribuzione delle ricchezze». A favore della cerchia di Putin, ovviamente. Di più, secondo alcuni analisti, le espropriazioni annunciate negli scorsi giorni, seguite dal trasferimento delle attività di Danone in soli due giorni, non sono altro che il preludio di ulteriori distribuzioni di beni stranieri alla Russia. In altre parole, l'intenzione del Cremlino sarebbe quella di «infliggere dolore all'Occidente», ricompensando i sostenitori di Putin.
Ciò che è certo, dicono gli esperti, è che con questa mossa il Cremlino dimostra, una volta di più, come nessun bene occidentale sia al sicuro in Russia. «Mosca è in grado di sottrarre beni agli stranieri e darli ai proprietari favorevoli al regime. È un segnale che tutto è permesso», ha spiegato Alexandra Prokopenko, ex funzionario della banca centrale, al Financial Times.
La reazione
Dall'altra parte, le aziende colpite hanno deciso di non stare in silenzio. Danone ha dichiarato di essere pronta a prendere tutte le misure necessarie per proteggere i suoi diritti di azionista. Il produttore francese di yogurt aveva in programma, di lì a pochissimo, la vendita delle sue attività in Russia. Questione di giorni, insomma. In Russia, la Danone è la più grande azienda lattiero-casearia, e per questo si prevedevano perdite fino a un miliardo di euro.
La Carlsberg, invece, ha a sua volta definito l'esproprio di Putin «inaspettato», e ha dichiarato di star valutando un ricorso legale.