Ticino

Ecco lo «stallo alla ticinese» sul futuro dei conti cantonali

Prima giornata di dibattito a Palazzo delle Orsoline sul Preventivo 2025 - La maggioranza resta fragile: il PLR avverte che il suo sostegno non è incondizionato, mentre la Lega non ha ancora sciolto le riserve - Molto dipenderà dall’esito del voto sugli emendamenti: centrale il tema della scuola
© CdT / Chiara Zocchetti

Se fossimo al cinema, parleremmo di «stallo alla messicana». Una scena in cui tutti i protagonisti si tengono sotto tiro, aspettando la mossa dell’avversario per premere il grilletto. Spoiler: di solito finisce in un bagno di sangue, soprattutto quando la pellicola è firmata da Tarantino.

Bene. Ora riportiamo la scena a Bellinzona, nell’aula del Parlamento, dove si sta consumando uno «stallo alla ticinese»: il film è quello sul preventivo, un remake trito e ritrito. Eppure, anche nel poco avvincente Gran Consiglio lo stallo c’è, eccome. Ed è quello che si sta prefigurando all’interno della maggioranza che sostiene (o sosteneva?) il rapporto sui conti 2025. PLR, Centro e Lega sono gli attori principali, dietro i quali – nell’ombra, ma nemmeno troppo – si nascondono alleati e accordi dell’ultimo minuto. Una storia che si voleva lineare, senza particolari sussulti, si sta trasformando in qualcosa che se non si trattasse di cifre e percentuali definiremmo «emozionante». Una trama sempre più intrecciata che ha come sfondo una piccola parte degli oltre 70 emendamenti presentati da tutti i partiti a eccezione di PLR e Più donne. Quelli più spinosi, riguardano come noto la scuola. In particolare l’alleanza fra il PS e il Centro, pronta a togliere dal tavolo il freno all’aumento della spesa per la pedagogia speciale. Un’alleanza, che conta altri agganci fra gli schieramenti, e che ha fatto storcere il naso agli altri due partiti della maggioranza: PLR e Lega. La scuola, dunque, come ago della bilancia, ma anche come «miccia» della piazza. Oggi, ad esempio, sono state consegnate le 9.000 firme raccolte dalla petizione online lanciata da quasi 30 associazioni proprio in difesa della pedagogia speciale e della scuola.

Dall’arriga all’indecisione

Ma torniamo dentro l’aula. Il primo ad arringare i deputati è stato Bixio Caprara, relatore del rapporto. Il liberale radicale ha voluto mettere i puntini sulle «i», chiarendo la natura delle misure proposte dalla Gestione. Misure volute anche per compensare quanto deciso negli scorsi mesi dal Gran Consiglio nell’ambito della progressione a freddo e della tassa di collegamento. «La maggioranza della Commissione ha ritenuto di rispettare quanto i ticinesi hanno ribadito alle urne, ovvero che la priorità va data alla correzione della spesa», ha spiegato il presidente della Gestione. «E ciò senza escludere nessuno, secondo il principio della simmetria dei sacrifici». Caprara ha quindi elencato le «nuove» misure contenute nel rapporto: taglio del 2% per spese di beni e servizi; correzione della spesa per la pedagogia speciale di due milioni; l’auspicio di contenere l’aumento delle spese per l’asilo di cinque milioni; tetto massimo agli investimenti a 260 milioni. Questo esercizio di riequilibrio «non piace a nessuno», ha sottolineato Caprara. Ma il Parlamento «deve essere consapevole che ogni sua decisione ha un costo», e «quanto si propone deve essere sostenibile e finanziabile». Ebbene: «In passato non l’abbiamo fatto». E quindi, «alle parole efficacia, efficienza ed economicità bisogna dare finalmente un senso». Un invito alla coerenza, dunque.

Da Maurizio Agustoni, invece, sono arrivate innanzitutto critiche alla politica fiscale portata avanti dal Governo. Il capogruppo del Centro ha infatti ricordato che il Parlamento si è opposto «al principio di passare la patata bollente delle imposte da una categoria di contribuenti a un’altra». In generale, il Consiglio di Stato è stato invitato dal deputato ad analizzare strutturalmente la spesa. La Gestione, nel breve tempo concesso, ha da parte sua cercato di limare qualche uscita, «ma le vigorose reazioni dell’economia e della società civile hanno reso evidente i limiti di questo esercizio, che non rinneghiamo ma che neppure può entusiasmarci». Attenzione anche alla politica del taglio lineare, «che espone al rischio di misure inefficienti prima ancora che impopolari». A questo proposito è stato portato l’esempio del taglio dei contributi cantonali per i docenti comunali di ginnastica e di musica.

Da parte sua, la capogruppo PLR Alessandra Gianella ha lanciato un monito mica da ridere. «Ci troviamo sotto la pressione di emendamenti dell’ultimo minuto presentati in aula spesso anche da chi a parole dovrebbe sostenere un compromesso già fragile», ha sottolineato. «Ognuno cerca di eliminare o indebolire le misure in base alla propria sensibilità o, peggio, del vento elettorale». Ecco perché, il PLR alla luce degli ultimi sviluppi sostiene sì il rapporto di maggioranza, ma si riserva «di valutare il sostegno definitivo al preventivo tenendo conto del risultato complessivo del dibattito, con particolare attenzione all’esito degli emendamenti».

Il finale del film sul preventivo, come visto, rimane aperto. Anche perché basterebbe una sola «defezione» fra i partiti della maggioranza e il pasticcio sarà completo. La Lega, ad esempio, al momento è lo specchio di questa «suspense». Non a caso, il capogruppo Boris Bignasca ha detto chiaro e tondo che ancora non ha deciso il da farsi. Le valutazioni saranno fatte «dopo le discussioni sugli emendamenti». Bignasca, poi, ha rifiutato «il tiro al piccione» sui Dipartimenti, invitando gli altri schieramenti a fare lo stesso: invito caduto nel vuoto, visti gli attacchi a Norman Gobbi (si veda l’articolo a fianco). Ma tant’è.

Le minoranze e il Governo

Un altra storia parallela, poi, riguarda i due estremi: PS e UDC, presenti con un rapporto di minoranza a testa. I socialisti, con Ivo Durisch, hanno criticato le riforme fiscali che hanno impoverito le casse dello Stato e «che peseranno sulle future generazioni e sulle fasce deboli della popolazione». Per la democentrista Roberta Soldati il tutto è riassumibile in una frase: «Abbiamo toccato il fondo, così non si può andare avanti». Per l’UDC, infatti, le «piccole» correzioni alla spesa fatte da Governo e maggioranza non sono sufficienti.

Dai partiti che non fanno gruppo, anche se da inquadrature in parte diverse, è arrivato un sostanziale «niet» ai conti presentati dal Governo. Esecutivo che, dal canto suo, ha richiamato il plenum alla responsabilità, in particolare guardando al medio e lungo termine. «È necessario agire a più livelli – ha sottolineato il presidente del Governo, Christian Vitta – In un contesto complesso, è fondamentale che le scelte su questo e sui prossimi preventivi non peggiorino ulteriormente una situazione già difficile». Come dire: «Occorre agire oggi, poiché rimandare l’esercizio significa solo accumulare un eccessivo fardello che renderà più doloroso il percorso di riequilibrio».

Insomma, lo «stallo» rimane. Ma qualcuno si azzarderà per davvero a premere il grilletto?

L'attacco a Gobbi

Detto dello «stallo alla ticinese», il primo giorno di dibattito sul preventivo, come accade ogni anno, ha fatto rima anche con le discussioni sull’operato dei singoli dipartimenti. Oggi, si è partiti con la Cancelleria dello Stato per poi passare al Dipartimento delle istituzioni. Un dipartimento – quello diretto da Norman Gobbi – che negli ultimi anni è sempre finito nel mirino delle critiche, in particolare, di PLR e Centro. E quest’anno non ha fatto eccezione. «Nel preventivo i progetti in corso sono numerosi, e ciò può sembrare positivo», ha esordito la deputata Cristina Maderni (PLR). «Ma che cosa manca?», si è chiesta la granconsigliera. «C’è una totale assenza di progetti che riguardano la Giustizia». Eppure, ha ricordato, «quest’estate la Commissione giustizia e diritti ha fatto diverse proposte concrete tramite una risoluzione votata dal Gran Consiglio in ottobre». La presa di posizione del Governo, ha quindi chiesto Maderni, arriverà come previsto entro fine anno? E ancora, in merito a un altro progetto: la riforma Ticino2020 vedrà la luce nel 2025? «Il cittadino là fuori – ha chiosato la deputata – è sconcertato, e attende risposte». Insomma, da parte del PLR si attendono proposte concrete (e un’accelerata) sulla Giustizia, ma non solo.

Anche la deputata del Centro, Sabrina Gendotti, è tornata alla carica, criticando Gobbi in particolare per alcune affermazioni. Una in merito all’incidente della circolazione che l’ha visto coinvolto. E una in merito al «caos» venutosi a creare nel Tribunale penale cantonale. «Si è permesso di affermare che il Gran Consiglio avrebbe dovuto confrontarsi a breve con la nomina di tre giudici», ha spiegato Gendotti. E ancora, sulla multa emessa dal Consiglio della Magistratura al giudice Quadri di cui abbiamo riferito qualche giorno fa: «Si è permesso di dire che (ndr. la vicenda) palesa una situazione più ampia e grave. Ma la commissione a cui è affidata l’alta vigilanza non è al corrente dell’esito delle varie procedure pendenti. Stupisce quindi che lo sia Gobbi. E visto che lei cita spesso la separazione dei poteri, dovrebbe evitare di anticipare giudizi che non le competono».

Nel suo intervento, Gobbi ha detto in generale di «condividere le preoccupazioni per il funzionamento della Giustizia», ma nel dettaglio non ha risposto alla deputata in merito alle sue dichiarazioni. Ad ogni modo, riguardo alla risoluzione votata dal Gran Consiglio con varie proposte di riforma per la Giustizia, il direttore del Dipartimento ha assicurato «che il termine posto a fine anno per la presa di posizione del Governo sarà rispettato, dando seguito alle richieste, con un piano d’azione per la loro implementazione».

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