Quella frana sotto osservazione da decenni

Nelle ultime settimane, purtroppo, di frane ne abbiamo sentito parlare fin troppo in Ticino. L’ultima - che a dire il vero è stata più che altro uno scoscendimento con soli danni materiali - è quella caduta a Pollegio giovedì mattina. Poco distante, a Biasca, in Val Pontirone, ne troviamo una che preoccupa da decenni. È quella di Biborgo che si è riattivata nel 2006. Sono stati eseguiti diversi interventi con importanti investimenti da parte del Cantone. Ora il Municipio chiede al Legislativo di approvare un credito complessivo di poco superiore ai 250 mila franchi per proseguire con il monitoraggio e le attività di supporto fino (almeno) al 2034.
Il Piano di emergenza
Controlli costanti che sono serviti anche come base del Piano di emergenza comunale elaborato nel 2016 ed aggiornato due anni fa, considerando che la frana è ritenuta un fenomeno di «scivolamento profondo di interesse» cantonale. «Negli anni, a causa della forte dinamica della frana, il sistema di monitoraggio è stato continuamente adattato in modo da risultare funzionale» al documento citato in precedenza, specifica l’Esecutivo. Aggiungendo che il credito stanziato a suo tempo è esaurito e pertanto occorre tornare in Consiglio comunale.
La montagna trattiene circa 2,5 milioni di metri cubi di materiale e gli spostamenti registrati ogni anno sono di «ordine centimetrico fino a decimetrico alternati a fasi di importante accelerazione che possono comportare spostamenti di diversi metri in pochi mesi».

Danni alle condotte
Il primo scoscendimento di rilievo risale addirittura al 1951. Poi ve ne sono stati altri tra il 2006 ed il 2009, nel 2014 e tra l’autunno 2020 e la primavera 2022 con «spostamenti che localmente hanno superato i 4 metri». La frana sembrava in seguito essersi «calmata», ma dall’agosto 2023 ha cominciato di nuovo a muoversi. «Gli spostamenti cumulati causano danni alle strutture: fessurazioni nelle case, cedimento della strada, danni alle condotte dell’acqua potabile. Ad ogni fase di attività corrispondono importanti deformazioni e l’attivazione di processi secondari di scivolamento e crollo», precisa il Municipio nel relativo messaggio.
Nello specifico si sono verificati cedimenti di roccia verso il nucleo di Biborgo e la strada, danni alla carreggiata e del materiale arrivato addirittura fino alla discarica della Legiuna. In collaborazione con il locale Patriziato sono così stati adottati dei provvedimenti tecnici per proteggere la strada.

Controllo e misure
Le attività di monitoraggio della frana di Biborgo competono sia al Cantone (seguire l’evoluzione del dissesto e valutare costantemente la situazione, alla luce delle dimensioni dell’evento e del grado di attività) sia al Comune che deve definire le fasi di allerta nell’ambito del Piano di emergenza in vigore da quasi un decennio. Nel primo caso vengono effettuate tre misurazioni all’anno, in maggio, agosto e novembre. Costi a carico del Cantone, quindi, e le informazioni che finiscono nel rapporto in perenne aggiornamento. «Il monitoraggio geodetico è attivo dal 1994 tramite teodolite e mire ottiche posizionate sul corpo di frana, misurate periodicamente dal versante opposto», sottolinea il Municipio di Biasca.
La gestione del rischio
Quello che si nota è un andamento scostante in cui si registrano periodi poco attivi ad altri contraddistinti da brusche accelerazioni. Solitamente la frana si «attiva» quando piove molto. «Il punto situato sotto la strada ha cumulato in 30 anni uno spostamento di quasi 12 metri, la maggior parte dalla fine del 2006», si osserva nel messaggio trasmesso al Legislativo. Compito dell’Esecutivo, per contro, è quello di adottare le misure organizzative per la gestione del rischio. Ciò avviene attraverso estensimetri a filo che allarmano in caso di crolli imminenti o quando cadono dei massi.
