Marco Sassella: «Il mio derby da papà con un passato nei due club»
Il derby di questa sera tra Massagno e Lugano (ore 17.30) non potrebbe essere più ticinese di così. Tre soli rinforzi americani per parte, un unico giocatore romando in campo (Thomas Jurkovitz dei Tigers) e poi tanti, tantissimi ragazzi cresciuti nel nostro cantone. Sul parquet, dunque, la rivalità sarà molto sentita. Sugli spalti, chissà. «A queste sfide manca un po’ la passione del tifo momò che caratterizzava i derby tra Vacallo e Lugano», ci dice Marco Sassella, che debuttò in LNA nel 1993 con la SAM e che chiuse la sua brillante carriera nel 2006 con i bianconeri, dopo aver vinto (tanto) anche con la SAV e con il Boncourt. Oggi a Nosedo, lui ci sarà di sicuro. A tifare per il figlio Oliver.
I playoff nella culla
Oliver Sassella, 18 anni, è nato il 5 maggio 2006, nel bel mezzo della semifinale playoff tra i Lugano Tigers di suo padre e l’Olympic Friburgo. Meno di un mese dopo, i bianconeri conquistarono il titolo e Marco Sassella, a 30 anni, chiuse alla grande la sua splendida carriera. «Mio figlio non mi ha mai visto giocare, ma in occasione della mia ultima partita, quella che ci regalò il titolo in gara-3 a Boncourt, lo portammo con noi nel Giura». Quella sera, Marco fece faville, trascinando i bianconeri a una memorabile rimonta negli ultimi 5 minuti. Oliver non andò in palestra, trascorse la serata da amici romandi, ma in qualche modo le vibrazioni raggiunsero la sua culla, contagiandolo con la passione che già fu di nonno Maurizio. «In realtà – racconta Marco – il fuoco sacro per il basket gli è stato tramandato trascorrendo ore e ore a tirare nel canestro in cortile. O addirittura dentro casa, nel piccolo canestro montato sulla porta della sua cameretta».
Emozioni condivise
A inizio settembre, Oliver Sassella è stato ingaggiato dai Tigers, diventando così il secondo giocatore proveniente dal Centro Nazionale Svizzero di Basket (CNSB) a firmare un contratto professionistico con una squadra della SB League dopo Nilan Rungasamy del Monthey. «L’approdo in LNA – racconta il celebre genitore – fa parte di un processo che Oliver ha avviato alcuni anni fa, dopo le scuole medie, dapprima con un’esperienza a Belgrado, poi con due anni trascorsi appunto al CNSB di Losanna. Sono felice, lo vedo contento, riesce ad apprezzare i momenti e a fare quello che più gli piace con buoni risultati. Da genitore, ho sempre condiviso le sue emozioni. Sono contento e grato di poter andare alle sue partite accompagnato da mio padre e da tutta la famiglia. Sono dei momenti bellissimi».
Da Belgrado a Losanna
Si diceva dell’esperienza vissuta in Serbia: «Oliver è sempre stato molto competitivo e determinato. Da piccolo era irrequieto e bisognava contenerlo, ma ha sempre saputo di voler fare il cestista. Insieme, abbiamo cercato di individuate il percorso più adatto a lui e tramite amici abbiamo trovato una soluzione a Belgrado. È stata tosta, ha anche sofferto la lontananza e dopo un anno ci siamo così rivolti al Centro Nazionale, con il quale avevamo già avuto dei contatti l’anno precedente. A Losanna ha frequentato il liceo con ottimi risultati e ha aprofittato di buone strutture per crescere a livello sportivo. Da genitore e da ex giocatore, posso affermare che il CNSB è un’ottima opportunità, in Svizzera, per i giovani cestisti di talento. Vengono inseriti in un programma scolastico internazionalmente riconosciuto, e sono seguiti da allenatori professionisti. C’erano piccole lacune, ma era normale, vista la novità del progetto. Nel frattempo, sono stati fatti ulteriori miglioramenti».
Crescere tra le Tigri
Nei giovani Tigers di coach Valter Montini e del suo assistente Andrea Petitpierre (che fu l’ultimo allenatore di Marco nel 2006), Oliver sta ricevendo spazio e responsabilità: per lui 26 minuti a partita, con 7 punti di media. Una sola vittoria in campionato, al fronte di cinque sconfitte, ma tante occasioni per crescere: «La frustrazione per i risultati non esiste, sin da inizio stagione si sapeva che la squadra avrebbe faticato a vincere», afferma papà Marco. «Ogni partita, per mio figlio e per i suoi giovani compagni, va vista come una opportunità per progredire. A me, sinceramente, piace veder giocare questa squadra. Non ci sono l’esperienza e gli effettivi per un basket più ragionato e impostato, ma è un discorso che vale per tutte le squadre svizzere ad eccezione di Friburgo e Ginevra. Soprattutto l’Olympic, che non c’entra nulla con il resto del campionato».
Trascorsi massagnesi
Nella stagione 1993-94, Marco Sassella debuttò in LNA con la SAM Massagno: «Arrivavo dalla Federale e restai una sola stagione, prima di andare negli USA per quattro anni. Ero giovane, l’allenatore della prima squadra era Fabrizio Rezzonico e tra tanti giocatori ticinesi (i vari Negrinotti, Darconza, Lanfranconi, Cereghetti, Isotta, N.d.R.) ricordo pure gli americani Morris e Gray. In campo fu una bella esperienza, ma ad essere del tutto sincero, non mi trovai molto bene con la società di allora. Da diversi anni vivo ad Airolo, mi sono un po’ estraniato e non conosco la dirigenza attuale. Credo comunque che la SAM abbia il potenziale per stare subito dietro a Friburgo e Ginevra, soprattutto adesso che ha recuperato Dusan Mladjan. È un giocatore che ancora oggi, a quasi 38 anni, obbliga le difese a prendersi cura di lui, liberando spazi per i compagni».
Ma quale fusione?
Pochi soldi, ambizioni ridotte. Per Massagno e Lugano, non è un momento roseo e perdere il derby odierno potrebbe renderlo ancora più cupo. È riemerso anche il tema della fusione, ma le due società non spingono in questa direzione: «Le capisco, non so chi la voglia davvero e dove porterebbe», osserva Marco Sassella. «Andrebbe forse fatto un ragionamento a livello giovanile, per permettere ai talenti presenti sul territorio di svilupparsi al loro massimo potenziale. Il Lugano, con il nuovo palazzetto in arrivo, avrà comunque una bella carta da giocare. Quando disponi di una struttura moderna, tutto è un po’ più facile anche a livello di immagine e sponsoring. Probabilmente girerà qualche soldo in più. Nel basket svizzero, del resto, non servono milioni. Se ai Tigers attuali si aggiungono 200-300 mila franchi all’anno, si tornerebbe velocemente in alto. Sarebbe una bella cosa. Resto infatti convinto che con uno spettacolo migliore e con un gioco bello da vedere, tornerebbe anche la passione. Io resto positivo. Il Centro Nazionale, la nuova dirigenza in federazione, i Mondiali Under 19 a Losanna nel giugno del 2025 e i risultati delle Nazionali maschili U18 e U16 sono di buon auspicio per il basket rossocrociato».