«Auguro il meglio a Croci-Torti, ma soltanto dal prossimo anno»

È uno dei pilastri difensivi del Servette, Steve Rouiller. A 33 anni, il vicecapitano della squadra granata si appresta a vivere uno dei momenti più intensi della sua carriera: la finale della Coppa Svizzera contro il Lugano. Reduce da un’ottima stagione, il club ginevrino ci crede: «Ma sappiamo – spiega – che i bianconeri saranno un osso duro». Il nostro cantone gli è rimasto nel cuore: «Era stato proprio Mattia Croci-Torti a volermi in rossoblù, partire dal Ticino è stato difficile per me e la mia famiglia».
Steve Rouiller, il Servette ha chiuso il campionato battendo per 2-0 il Lugano a Cornaredo. È una vittoria che vi ha dato ancora più fiducia in vista della finale di domenica?
«È difficile da dire. Noi volevamo terminare nel migliore dei modi il campionato, nonostante una trasferta a Cornaredo non sia mai semplice. Il Lugano dispone di una rosa molto profonda e ha operato un turnover maggiore rispetto a noi, alcuni dei giocatori che saranno protagonisti a Berna sono rimasti in panchina. Di certo non siamo arrivati in Ticino per fare i turisti, ma alla fine non penso che quella partita possa influire in un modo o nell’altro sul mentale di una o dell’altra squadra. Anche se ovviamente siamo felici di averla vinto e di aver così chiuso nel migliore dei modi il campionato».
Restando all’aspetto mentale della sfida che vi attende, il Servette in stagione non ha mai perso contro il Lugano. Conterà qualcosa?
«Non lo so, molto sinceramente, ma non credo che questo dato statistico possa influenzare l’esito della finale di Coppa. Anche perché una partita così è totalmente diversa da un incontro di campionato. A tutti i livelli. Certo, quest’anno rispetto alle ultime stagioni per noi è andata decisamente meglio contro il Lugano. Ma i bianconeri si stanno preparando con il nostro medesimo obiettivo: sollevare la Coppa Svizzera domenica al Wankdorf. L’approccio mentale all’evento sarà comunque fondamentale ed allora dovremo essere in grado di gestire bene le emozioni. Quel che cercheranno di fare anche i bianconeri».


Che tipo di partita si immagina, Steve Rouiller?
«Servette e Lugano sono due formazioni con tanta qualità e credo che il pubblico assisterà a una bella finale. Si affrontano la seconda e la terza della Super League e quindi ritengo che lo spettacolo sarà all’altezza delle aspettative. Inoltre, tutti i biglietti sono già stati venduti e giocheremo in un ambiente fantastico. È vero, il Lugano è ormai abituato a incontri di questo tipo, ma noi saremo estremamente motivati: il Servette attendeva una finale di Coppa Svizzera da ben 23 anni. Anche per questo, come dicevo in precedenza, la gestione delle emozioni sarà decisiva al Wankdorf».
Ginevra è una grande città, a vocazione internazionale: avvertite comunque una certa pressione da parte del pubblico e dei media?
«Non parlerei di pressione: la gente ci incoraggia, ci spinge, ci chiede di dare il massimo per riportare a Ginevra la Coppa. È passato tantissimo tempo dall’ultimo trionfo: ci sono persone che mi dicono che avevano magari sei o sette anni, quando il Servette sollevò al cielo il trofeo per l’ultima volta. Sentiamo che possiamo scrivere una pagina importante di storia e questo per noi giocatori è sicuramente molto bello. Sappiamo quanto conta questa Coppa per il club e per i nostri tifosi».
Come il Lugano, anche il Servette – arrivato fino agli ottavi della Conference League – è stato impegnato in Europa. Un’esperienza che vi ha fatto crescere o che vi ha tolto qualche energia in ottica campionato?
«Durante la campagna europea siamo riusciti a non perdere colpi in campionato, anche giocando praticamente ogni tre giorni. Dopo la nostra uscita di scena dalla Conference League, non siamo invece stati in grado di mantenere lo stesso ritmo. Inconsciamente abbiamo un po’ tolto il piede dall’acceleratore, ci è venuta a mancare un pizzico di cattiveria agonistica e questo ci ha impedito di mettere ulteriore pressione sullo Young Boys. Abbiamo pagato a caro prezzo anche qualche infortunio di troppo e un paio di partenze importanti. È un peccato, ma dall’altro lato l’esperienza in Europa ci ha permesso di maturare parecchio, come gruppo».


Forse non tutti ricordano il passato ticinese di Steve Rouiller, a Chiasso tra il 2014 e il 2016 e poi a Lugano fino al 2018…
«Il Ticino mi è rimasto nel cuore, e non lo dico così, tanto per dire. Avevo sempre giocato nel mio Vallese, fin da ragazzino, e il passaggio al Chiasso mi ha permesso di scoprire una regione fantastica, alla quale mi sono subito affezionato. Il carattere della gente, la mentalità latina, i paesaggi: del Ticino mi è subito piaciuto praticamente tutto. E pensare che il primo giorno mi chiesi dove mai fossi finito... Inoltre il Chiasso mi aveva voluto fortemente e in rossoblù ho vissuto una bellissima esperienza. Come bellissima e interessante e stata quella con il Lugano: ho ancora tanti amici a Cornaredo, con i quali mi sento regolarmente. Sinceramente, pensavo e speravo di rimanere per più tempo nel vostro cantone. Purtroppo nella mia seconda stagione con il Lugano ho capito che lo staff tecnico non contava su di me per il futuro. Ci sta, fa parte della vita di un giocatore di calcio e ho trovato una soluzione diversa, ma lasciare il Ticino – dove è nato il nostro primo figlio - è stato davvero difficile per me e per la mia famiglia. Mi sentivo molto bene, da voi».
Sia a Chiasso, sia a Lugano, Rouiller ha lavorato con Mattia Croci-Torti, ai tempi nel ruolo di assistente allenatore. Come era, il Crus, in quegli anni?
«Beh, sarò sempre riconoscente a Mattia: è lui che mi ha voluto assolutamente a Chiasso. Io in quegli anni sognavo di ritagliarmi uno spazio importante a Sion, la squadra faro del mio Vallese, ma non era evidente: il Crus ha insistito talmente tanto che alla fine ho deciso di trasferirmi in rossoblù (ride, NdR). Già a quei tempi si notavano la sua passione per questo sport e il suo impegno quotidiano, quasi maniacale: i suoi discorsi prima di una partita sono sempre stati spettacolari (ride di gusto, Ndr). Tra di noi c’è sempre stato un ottimo rapporto, anche adesso quando ci vediamo ci ritagliamo sempre un po’ di tempo per fare quattro chiacchiere. E ci prendiamo sempre un po’ in giro, ovviamente in maniera scherzosa, con il sorriso sulle labbra. C’è tanto rispetto reciproco. Gli auguro tanto successo, ma solo a partire dalla prossima stagione, naturalmente».