Camere federali

Consiglio nazionale: «No alla depenalizzazione dell'aborto»

Bocciata oggi di stretta misura l'iniziativa parlamentare di Léonore Porchet che proponeva di cancellare l'aborto dal Codice penale svizzero: «L'aborto non dovrebbe più essere considerato un'infrazione salvo eccezioni, bensì una reale decisione concernente la salute»
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Ats
07.03.2023 14:43

L'aborto non sarà cancellato dal Codice penale svizzero. Il Consiglio nazionale ha bocciato oggi di stretta misura – 99 voti a 91 et 6 astensioni – un'iniziativa parlamentare in questo senso di Léonore Porchet (Verdi/VD). Per la maggioranza borghese, il regime dei termini ha dimostrato la sua validità.

In Svizzera l'interruzione volontaria della gravidanza (IVG) è un diritto, anche se il nostro sistema giuridico la considera tuttora di rilevanza penale, ha sottolineato l'autrice della proposta. Ciò significa che – ha aggiunto – prima di essere una decisione sulla salute presa tra la persona interessata e il suo medico, l'IVG è a priori una fattispecie penale riprovevole.

Penalizzare l'aborto è una delle cause principali della disapprovazione che ancora circonda l'interruzione della gravidanza in Svizzera, ha proseguito Porchet, ricordando che l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) raccomanda la completa depenalizzazione dell'aborto, ossia la sua eliminazione da tutte le leggi penali o criminali. Francia, Belgio e Regno Unito hanno già compiuto questo passo e secondo Porchet la Svizzera dovrebbe fare lo stesso.

Gli studi mostrano che in Svizzera, dove si registra uno dei tassi d'IVG più bassi d'Europa, l'aborto non è preso alla leggera, ha proseguito Porchet, aggiungendo: l'aborto come scelta «di comodo» non esiste. «Ogni interruzione di gravidanza è una scelta consapevole e riflettuta presa dalla persona interessata con il proprio medico. In queste condizioni l'aborto non dovrebbe più essere considerato un'infrazione salvo eccezioni, bensì una reale decisione concernente la salute».

Da 20 anni non ci sono procedimenti penali legati all'aborto, ossia dall'anno in cui il regime dei termini è stato approvato a livello popolare. Questo regime rende de facto l'aborto legale se viene praticato entro le 12 settimane, ha replicato Yves Nidegger (UDC/GE) a nome della commissione, aggiungendo che «si tratta quindi di un'iniziativa puramente simbolica, assurda».

Ci sarà sempre una tensione tra il diritto alla vita del feto e il diritto individuale della donna ad abortire, ha proseguito il ginevrino, per il quale il regime dei termini è un compromesso tra queste due tensioni.

Malgrado gli appelli lanciati da Porchet, in particolare alle donne liberali, la sua proposta è stata respinta dalla maggioranza del plenum.