Dazi, i mercati bocciano Trump: dalle Borse emerge il dissenso

Il vento nelle ultime settimane è cambiato sui mercati, questo è chiaro. Dopo due anni, il 2023 e il 2024, con bilanci annuali nel complesso nettamente positivi, le Borse mondiali all’inizio del 2025 hanno cominciato a mostrare oscillazioni. Tra fine marzo e inizio aprile, poi, le cadute degli indici si sono fatte consistenti. E i rimbalzi in singole sedute ora non riescono a coprire quella che appare come una tendenza non più al rialzo bensì al ribasso. Per cercare di capire quanto potrebbe durare questo nuovo quadro, in cui la volatilità e la discesa degli indici borsistici sembrano prevalere, occorre rifarsi alla causa maggiore di questo sommovimento.
L’incertezza
La ragione principale del cambiamento è in tutta evidenza l’estensione della guerra dei dazi voluta dal presidente USA Trump, con il suo protezionismo estremo. La realtà ha fatto cadere le illusioni di una parte dell’economia e della politica su un’azione moderata di Trump. La tregua di 90 giorni poi proclamata dello stesso Trump, dopo le turbolenze sui mercati di azioni e obbligazioni, è stata accompagnata comunque da maxi dazi contro la Cina (che ha risposto con controdazi) e dal mantenimento di un 10% in più di dazi contro l’Europa e altre aree. La tregua ha suscitato sollievo, ma ha solo rimandato il problema e lo stesso dicasi per le esenzioni dai dazi per una serie di prodotti. Occorre inoltre aggiungere che le promesse di Trump su un superamento rapido dei conflitti bellici, e in particolare di quello tra l’Ucraina e la Russia, sin qui non si sono tradotte in fatti. Le tensioni economiche crescono e quelle geopolitiche non diminuiscono. Questo è per ora il bilancio, negativo, della nuova presidenza Trump.
Le Borse non amano l’incertezza e l’Amministrazione Trump non l’ha ridotta, l’ha aumentata a vari livelli. Inoltre, tra gli operatori sono in molti a pensare che i dazi non siano per nulla la ricetta giusta per ridurre il deficit commerciale USA. Dall’insediamento di Trump in gennaio si sono moltiplicati i tentativi dei Governi di negoziare con Washington - anche la Svizzera sta tentando di farlo - ed è auspicabile che trattative ci siano. Ma è un auspicio, per ora il percorso non è chiaro. E poi, ammesso e non concesso che si possano fare accordi equilibrati con gli USA ultra protezionisti di oggi, resta l’incertezza sul futuro, visto che Trump può cambiare rapidamente posizione. I commerci nei prossimi mesi potrebbero subire frenate consistenti e in tale quadro tra gli operatori salgono i timori su una recessione, USA ma anche internazionale, e su una ripresa dell’inflazione, a causa degli aumenti dei prezzi provocati dai dazi.
La discesa
Le Borse avevano superato in tempi brevi gli effetti della pandemia, salendo nel 2020 e nel 2021. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, con le sue conseguenze economiche e politiche, insieme ad altri fattori aveva portato alla discesa del 2022. Nei due anni successivi, come detto, bilanci positivi. Il 2025 sembrava poter portare un altro bilancio annuale positivo, nonostante le tensioni geopolitiche, ma gli annunci di Trump hanno mutato il quadro. L’indice borsistico mondiale Msci Acwi in dollari alla chiusura di quest’ultimo venerdì era in aumento ormai solo del 3% rispetto a un anno prima (lontano dai picchi precedenti). La caduta dell’indice mondiale è chiara se calcolata rispetto a inizio 2025 (-6% circa) ed è più ingente in rapporto ai massimi toccati in febbraio (-11% circa).
La Borsa americana è stata molto colpita dai ribassi. Ma anche le Borse europee, che pure erano salite bene sino a marzo, hanno subito in queste ultime settimane l’onda negativa della guerra dei dazi. Le Borse asiatiche, che avevano avuto sino al mese scorso un panorama misto, sono state anch’esse colpite dalle turbolenze provocate da Trump. La Borsa svizzera, parliamo qui dell’indice principale, lo SMI, quest’ultimo venerdì era in discesa di circa il 2% rispetto a un anno prima, del 4% in rapporto a inizio 2025 e del 15% rispetto ai suoi massimi di inizio marzo.
Le prospettive
Vista l’alta volatilità presente, fare previsioni è ancora più difficile. Molto continuerà a dipendere, questo è ovvio, da ciò che farà o non farà l’Amministrazione Trump, soprattutto in tema di dazi e di contrasti geopolitici. Se ci fossero allentamenti delle tensioni su questi due versanti decisivi, le Borse ne trarrebbero beneficio e potrebbero anche riprendere il cammino sostanzialmente positivo che hanno dovuto interrompere bruscamente dopo il ritorno di Trump alla presidenza USA. Se non ci fossero miglioramenti su dazi e geopolitica, la volatilità continuerebbe e la tendenza al ribasso potrebbe chiaramente prevalere ancora e allungarsi nel tempo. La verifica nei prossimi mesi.