Il caso

Che ci faceva il numero due della Marina russa in Eritrea?

La fregata Marshal Shaposhikov è stata ormeggiata diversi giorni al porto di Massaua – A guidare la delegazione russa, Vladimir Lvovich Kasatonov: vice ammiraglio sotto sanzioni (anche svizzere) per il suo ruolo nell'invasione dell'Ucraina
© X/Ministry of Information, Eritrea
Giacomo Butti
06.04.2024 14:00

Ma che ci fa la Marina russa in Eritrea? Dal 28 marzo al 5 aprile, la fregata del Cremlino Marshal Shaposhikov è stata ormeggiata a Massaua, la più importante città portuale del Paese africano. Foto della nave – «accolta calorosamente» – sono state pubblicate dall'account X del Ministero eritreo dell'informazione. Il suo arrivo non è casuale e rientra, leggiamo in un comunicato diffuso anche sul sito dell'ambasciata eritrea in Svizzera, nei festeggiamenti per il 30. anniversario dalla costruzione di legami diplomatici fra i due Paesi. 

Ma la nave, logicamente, non è arrivata da sola. Colpisce, allora, che a guidare la delegazione russa in Eritrea vi sia stato nientepopodimeno che il numero due della Marina russa: il viceammiraglio Vladimir Lvovich Kasatonov. Un ufficiale che, sin da febbraio 2022, è compreso nella lista delle personalità sanzionate per l'invasione dell'Ucraina. Citiamo la SECO: «Vladimir Kasatonov è il vice comandante in capo della Marina russa. In quanto tale, è responsabile delle operazioni navali in Ucraina o verso di essa». Insomma, un pezzo grosso della guerra. 

Kasatonov (al centro) insieme al presidente Isaias Afwerki (a sinistra di Kasatonov) e a membri della Marina eritrea sulla Marshal Shaposhikov. © X/Ministry of Information, Eritrea
Kasatonov (al centro) insieme al presidente Isaias Afwerki (a sinistra di Kasatonov) e a membri della Marina eritrea sulla Marshal Shaposhikov. © X/Ministry of Information, Eritrea

Ufficialmente, la visita di Kasatonov si è tenuta con «l'obiettivo di rafforzare – leggiamo nel comunicato – i legami bilaterali tra i due Paesi» con discussioni già intavolate nel corso del vertice Africa-Russia che ha avuto luogo in luglio a San Pietroburgo. «Le ampie aree di cooperazione a tutto tondo comprendono, tra gli altri, i settori delle infrastrutture, dell'energia, delle miniere, dell'agricoltura, delle risorse marine, della difesa e della sicurezza». Ed è vero: parte del viaggio ha visto il militare russo impegnato in discussioni riguardanti economia e sviluppo. Il Ministero dell'informazione eritreo ha pubblicato le foto di un Kasatonov in tenuta civile – polo bianca e cappellino, come un normale turista – in visita, prima, all'impianto di produzione e manutenzione di barche di Haleb, poi agli impianti di lavorazione del pesce di Borasele. Il tutto dopo aver concesso al presidente Isaias Afwerki un tour della Marshal Shaposhikov.

Ma la «cooperazione a tutto tondo» in difesa e sicurezza, concordano gli analisti, non si ferma certamente alle visite guidate di navi militari. Già nel 2018, del resto, la Russia aveva annunciato l'intenzione di costruire un centro logistico in un non meglio specificato porto eritreo. Tradotto: una base permanente russa sul Mar Rosso. L'invio di Kasatonov in Eritrea, spiega un recente rapporto dell'Institute for the Study of War (ISW), è dunque da leggere in questa chiave.

«Il Cremlino considera l'Eritrea come una potenziale opzione per assicurarsi un porto sul Mar Rosso. La Russia sta cercando di assicurarsi un porto sul Mar Rosso almeno dal 2008 e sta esplorando opzioni in Eritrea e Sudan dal 2018», si legge nel rapporto ISW. «Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha espresso interesse a stabilire una base a Massaua già nel 2023: la Russia considera vitale un porto sul Mar Rosso per i suoi sforzi di proiettarsi come grande potenza, consentendole di proteggere i suoi interessi economici nell'area e di migliorare la sua posizione militare aumentando la sua capacità di sfidare l'Occidente nella regione più ampia, compreso il Mar Mediterraneo e l'Oceano Indiano». 

Rapporti sempre più stretti

Ma perché proprio l'Eritrea? Innanzitutto perché i rapporti tra le due nazioni sono sempre stati buoni e si sono, anzi, rafforzati dal 2022, quando – insieme a Bielorussia, Siria, e Corea del Nord – il Paese africano ha deciso di votare contro la Risoluzione ONU che condannava l'invasione dell'Ucraina. Il presidente Afwerki, del resto, ha pubblicamente espresso il proprio sostegno all'aggressione russa e, al già citato vertice di San Pietroburgo, ha discusso con Putin di come contrastare l'influenza statunitense, dato che entrambi i Paesi si trovano al momento sotto sanzioni.

Ma secondo l'ISW, l'Eritrea starebbe anche «diventando un'alternativa più attraente per gli sforzi della Russia» a causa del peggioramento delle condizioni dell'altro candidato, il Sudan. «Devastato dalla guerra, l'instabilità interna ha ripetutamente ostacolato gli sforzi russi per ottenere una base a Port Sudan».

In un momento in cui il Mar Rosso si è fatto molto agitato, dunque, la Russia potrebbe aver trovato un partner ideale per la creazione di una testa di ponte.

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