Il reportage

Nel cuore della vendemmia e della tradizione

Matasci, storica azienda vitivinicola di Tenero, lancia l'appello a tutti i produttori di uva: «Nonostante la pioggia, i prossimi giorni saranno decisivi per l'annata di vini del 2023»
Elia Maran, della quarta generazione della famiglia Matasci, oggi responsabile del settore informatica e logistica; sullo sfondo, un momento della vendemmia, in cui l'azienda a conduzione familiare ritira l'uva da 350 produttori in tutto il Ticino
Jona Mantovan
19.09.2023 12:15

La pioggia guasta la festa della vendemmia, ma basta qualche ora di sole per far riprendere l'attività in modo frenetico alla cantina Matasci di Tenero, storica azienda vitivinicola a conduzione familiare nel distretto di Locarno fondata nel 1921, da qualche anno in mano alla quarta generazione. Elia Maran, 35 anni, è uno di loro. «È proprio una grande giornata», esclama salutando i furgoni che raggiungono le rampe rialzate, carichi di casse arancioni colme di uva appena colta. «Ci sono molte lavorazioni che si concentrano in questo periodo», sottolinea l'enologo della casa, Giovanni Alberio, che si è unito al gruppo nel 2020. Questa è la sua quarta vendemmia, ma il 39.enne ha alle spalle svariate esperienze in molte altre ditte, anche all'estero. Entrambi sanno bene che i circa 350 produttori da tutto il cantone ci tengono a consegnare i preziosi grappoli asciutti, pena un livello di zuccheri più basso a causa della loro diluizione nell'acqua. E, di conseguenza, una tariffa più bassa sulla quantità. «Mio nonno raccontava che un tempo c'era chi usava persino l'asciugacapelli», scherza Elia. «Non credo che succeda, ma resta il fatto di consegnare i frutti in ottimo stato e, ovviamente, asciutti». Nel frattempo, gli addetti hanno già iniziato a scaricare, una dopo l'altra, tutte le cassettine arancioni. Il meccanismo è rodato e in pochi secondi il vagone (così è chiamato il grande contenitore d'acciaio dalla forma triangolare, come un prisma disteso, con tanto di rotelle) straborda di grappoli staccati dalle viti appena qualche ora prima, per un peso totale che può arrivare fino a 300 chili.

Il grande cassone è spinto nello spazio interno alla postazione di Joel Pfister, anche lui di famiglia, dove si registra il peso e il proprietario del vigneto. Una grande sonda si tuffa negli acini per estrarre un campione, subito analizzato per stabilire la quantità di zucchero contenuta dal carico. «Più zucchero è presente nell'uva, più il viticoltore viene pagato. Al termine della vendemmia viene comunque calcolata una media cantonale e rispetto alla media il compenso base, 4 franchi e 20, è adeguato in funzione della concentrazione di zuccheri», ricorda Maran.

Intanto uno schermo di fianco alla postazione di Joel emette uno scampanellio elettronico. 20.9, indica. Si tratta dei cosiddetti Gradi Brix. Una percentuale girata nel valore dei cosiddetti Gradi Oechsle che corrisponderebbero, in questo caso, a un qualcosa di poco superiore all'87%. «Lo arrotondiamo a 21. È una gradazione non straordinaria ma comunque buona. È anche normale, perché ha piovuto», dice sempre Maran.

Un altro addetto ritira lo stesso vagone e lo sposta in un altro punto del locale. E non solo per far posto agli altri in arrivo: «Una volta pesata e calcolata la gradazione, il carico del vagone è poi scaricato nel meccanismo della deraspa-pigiatrice, che spreme l'uva e toglie la parte verde, il raspo. Un punto cruciale della nostra vendemmia». Il giovane alla guida del carico ribalta le oltre due tonnellate del contenuto in una cavità protetta da una recinzione. Ora i grappoli stanno per sparire dalla vista per sempre, perché una volta spremuti saranno trasferiti nelle botti della cantina. Una sorta di vite idraulica distesa, dalle proporzioni gigantesche, è la porta d'ingresso del grande macchinario.

In queste grandi vasche in acciaio inox avviene la prima fermentazione, detta alcolica

La magia in un macchinario

«Andiamo di sotto», fa strada Elia. Dopo una stretta scala a chiocciola e un lungo percorso sotterraneo in un ambiente dai soffitti altissimi che ha del gigantesco, ecco un cassone blu scuro dal quale si sente un ronzio basso e continuo. «Questa è la nostra deraspo-pigiatrice». Tutta la vendemmia concentrata in un unico apparecchio meccanico, insomma. «Separa la materia verde da uva e bucce, le quali convogliano nelle botti della nostra cantina attraverso questo tubo rosso». Pezzi di verde passano rapidi attraverso una sorta di gigantesco aspiratore, che li scarica in un contenitore proprio di fianco alle rampe. Il succo dei grappoli appena versati al piano di sopra, invece, è trasportato all'interno di un complesso sistema idraulico per poi finire nel locale di vinificazione.

«Questo è il locale vinificazione. Alle mie spalle ci sono queste grandi vasche in acciaio inox dove fermentano le uve», illustra l'enologo, Giovanni Alberio. «Qui avviene la prima fermentazione, detta alcolica. Una volta terminata, il mosto è poi spostato nella cantina sottostante, dove prosegue con la seconda fermentazione, cioè la fermentazione malolattica». Uno dei giganteschi sili dai riflessi argentei è ricoperto da una colonna d'acqua che sta scendendo lungo le pareti esterne. «La stiamo raffreddando», precisa.

L'esperto fa il punto della situazione sulla produzione del 2023: «Già l'anno prossimo si potrà acquistare un prodotto di quest'annata 2023. I bianchi e i rosati, ad esempio, che sono imbottigliati tra la fine dell'inverno l'inizio della primavera, ma anche alcuni rossi possono essere già consumati verso la fine dell'anno prossimo. Mentre i vini che hanno un affinamento più lungo arriveranno solo nel 2025».

Abbracciamo diversi terroir. Siamo presenti sia nel Mendrisiotto sia nel Sopraceneri. Possiamo creare dei vini ticinesi, come la Selezione d'Ottobre, ma anche vini a chilometro zero come il Tendro, realizzato solo con uve del comune di Tenero

Oltre 350 viticoltori

Alberio svela qualche dettaglio in più sugli oltre 350 viticoltori che forniscono l'uva alla cantina Matasci: «Andiamo dal piccolissimo al grande produttore. Oltre a essere una delle cantine più antiche, siamo anche tra quelle con la maggior produzione in termini di chili o litri di vino». Non sono molte, infatti, le ditte che possono vantare una produzione che per Matasci si attesta tra le 700.000 e le 800.000 bottiglie all'anno. L'esperto ricorda però come anche la qualità sia al primo posto nei cuori dei produttori.

«C'è una sorta di ritorno al patrimonio del terroir, ai vini che rispettano il territorio. Si traduce in meno pratiche enologiche possibili, e quelle poche messe a punto hanno lo scopo di portare una corretta vinificazione fino alla bottiglia in maniera più, diciamo delicata, nella maniera più rispettosa possibile».

Per quanto riguarda l'area geografica, «abbracciamo diversi terroir. Siamo presenti sia nel Mendrisiotto sia nel Sopraceneri. Possiamo creare dei vini, diciamo così, ticinesi, come la Selezione d'Ottobre oppure vini più specifici di un territorio, com'è il caso del nostro Terra Matta, fatto con uve provenienti del Mendrisiotto. Ma anche vini a chilometro zero come il Tendro, realizzato esclusivamente con uve del comune di Tenero».

Siamo una grande realtà ticinese gestita da trentenni molto motivati. Con l'ambizione di voler puntare sulla massima qualità

Una quindicina di giorni

Si torna all'esterno, sotto la grande insegna che ricorda l'anno di fondazione. «Abbiamo la fortuna di aver appena compiuto i centodue anni», dice ancora Elia Maran. «Un'azienda di famiglia, fondata da mio bisnonno Giuseppe. Un'attività portata avanti da Mario Lino e Peppino. Poi la terza generazione, con mia madre Paola, mio papà Pier e la cugina enologa Fabiana, senza dimenticare Mauro Bernardasci, responsabile degli impianti. Da qualche anno siamo entrati in azienda io, che mi occupo piuttosto dell'amministrazione, e Joel, responsabile delle vendite».

A completare la squadra l'enologo, Giovanni Alberio appunto, che prenderà il posto di Fabiana. «Una realtà ticinese gestita da trentenni molto motivati. Con l'ambizione di voler puntare sulla massima qualità», conclude Maran.

Intanto, sono in arrivo altri furgoni carichi di decine di cassettine arancioni ciascuno. Persone e mezzi vanno e vengono senza pausa. Tutta la magia si concentra in una quindicina di giorni. 

Correlati