Il caso

Officine FFS, tra un mese novità sulla bonifica

L'ex regia federale in settembre trasmetterà al Governo e alla Città di Bellinzona una «prima riflessione» riguardo allo smantellamento dell’area di 102 mila metri quadrati - Secondo una stima l’operazione dovrebbe costare fra i 30 e i 50 milioni
© CdT/Gabriele Putzu
Alan Del Don
12.08.2024 06:00

Presto sapremo. Un mese, o poco più. Come appreso dal Corriere del Ticino, in settembre le Ferrovie trasmetteranno al Consiglio di Stato ed al Municipio di Bellinzona una «prima riflessione» relativa alla bonifica dell’area di 102 mila metri quadrati occupata da quasi un secolo e mezzo dalle Officine.

Un sedime che dovrà essere smantellato, come recita in modo chiaro la «Dichiarazione d’intenti» sottoscritta dalle parti l’11 dicembre 2017: «I terreni verranno consegnati liberi da edifici e impianti e non contaminati ai sensi dell’Ordinanza sui siti contaminati. FFS si impegna ad effettuare a proprie spese le indagini necessarie a stabilire la qualità del terreno». Una stima indicativa dei costi dell’operazione l’avevamo anticipata l’11 marzo 2021: 30-50 milioni di franchi. Non sappiamo se sia o meno ancora attuale, ma è molto probabile che l’importo preconizzato non si discosti da quanto avevamo a suo tempo indicato.

L’interrogazione pendente

Il documento che l’ex regia federale sottoporrà ai «partner» istituzionali fungerà da base per la risposta che il Governo deve dare all’interrogazione inoltrata ad inizio anno dal granconsigliere dei Verdi Marco Noi e cofirmatari. Il deputato ha sottoposto all’Esecutivo cantonale cinque dettagliati interrogativi, l’ultimo dei quali è il seguente: «Se la bonifica completa del sedime non dovesse per svariate ragioni essere possibile, come intende procedere il Consiglio di Stato e subordinatamente quali ripercussioni contrattuali e sulla pianificazione del sedime potrebbero esserci?».

Argomento spinoso

L’argomento, l’avrete capito, è spinoso. Doppiamente delicato, oseremmo dire, in quanto quando si parla delle Officine cittadine nulla è semplice. Le Ferrovie si sono nel frattempo già portate avanti, nel senso che l’estate scorsa hanno pubblicato due bandi di concorso inerenti il cantiere per la demolizione di alcuni edifici e la rimozione dei binari. I lavori procederanno a tappe e si concluderanno entro la fine del 2029. Il mandato per le prestazioni di coordinamento (per un ammontare di 1,36 milioni) è stato assegnato ad una società di ingegneria civile di Montagnola.

Ritardo chiama... ritardo

Bonifica, sì. Ruspe in azione, pure. Ma non si farà tabula rasa di tutto. Parte del glorioso ed imperituro passato industriale verrà salvaguardato. Pensiamo, in primis, alla pluricentenaria «Cattedrale» che nel futuro quartiere accoglierà eventi culturali e sociali. Eccoci. Il comparto, l’abbiamo scritto più e più volte, è destinato a diventare il propulsore della Bellinzona del 2030-2040 grazie al Parco dell’innovazione, alla sede della SUPSI e a contenuti che andranno dalla formazione all’albergheria passando per le residenze e la ricerca. La variante di Piano regolatore, approvata dal Consiglio comunale della capitale, è bloccata da un ricorso inoltrato al Tribunale cantonale amministrativo.

Tempi (più) lunghi

Sta di fatto, comunque, che prima di poter metter mano ai fondi oggi occupati dallo stabilimento produttivo occorre aspettare che sia stato... inaugurato l’impianto di Castione. E ciò non avverrà prima di fine 2028, nella migliore delle ipotesi. «Il ritardo influisce direttamente sul trasferimento delle attività di Bellinzona nel futuro stabilimento. E pertanto sul termine di consegna dei terreni delle Officine attuali a Cantone e Città», rileva il responsabile comunicazione della Regione Sud Patrick Walser.

Sulla bonifica, al momento, le Ferrovie non si esprimono «considerando che vi è un atto parlamentare pendente», ossia quello che abbiamo citato in precedenza del granconsigliere Marco Noi.

All inclusive

«In base alle valutazioni svolte dalle FFS l’investimento globale necessario per la realizzazione di un nuovo stabilimento industriale ammonta a circa 360 milioni di franchi, comprensivi della demolizione degli edifici esistenti presso l’attuale sedime (...) e del risanamento di eventuali siti contaminati». Così si legge sulla «Dichiarazione d’intenti» di fine 2017.

Oggi sappiamo che i costi per l’impianto di Castione sono saliti a 755 milioni e che l’inaugurazione non avverrà prima di fine 2028. Cantone e Città, l’abbiamo anticipato giovedì, non metteranno a disposizione altri soldi oltre ai 120 milioni concordati sette anni or sono. Idem la Confederazione: 60 milioni secondo la convenzione sulle prestazioni.

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