Il reportage

«Spesa esentasse ancora più bassa in Italia? Una bella occasione per noi ticinesi»

Il risarcimento dell'IVA già a partire da 70 euro di acquisti nel Belpaese entrerà in vigore a febbraio, mentre la Svizzera intende frenare il «turismo del carrello» abbassando la franchigia a 150 franchi – Ma che cosa ne pensano quelli che comprano oltreconfine?
La Svizzera vuole frenare il turismo degli acquisti abbassando la franchigia da 300 a 150 franchi, mentre l'Italia va nella direzione opposta abbassando il limite di spesa entro il quale sarà possibile farsi rimborsare l'Iva per chi rientra dalla dogana: da 160 ad appena 70 euro
Jona Mantovan
29.12.2023 16:30

Luino. È un grigio mattino d'inverno, uno qualsiasi. Dopo la corsa del Natale, lentamente all'orizzonte si profila quella per il Capodanno e l'Epifania. Non è un segreto che praticamente tutti gli esercizi commerciali, nella zona di confine, devono la loro fortuna ai ticinesi che varcano la dogana per acquistare. «Ha!». Come dire «Hai capito?». C'è chi si sente un signorotto e approfitta dei prezzi nettamente concorrenziali. Dall'autolavaggio al parrucchiere, dalla manicure alle scarpe. E poi ancora carne, formaggi, vini. C'è chi, al contrario, vuole soltanto risparmiare e farsi una spesa 'normale' per tutta la famiglia, magari numerosa, con il suo salario ticinese (ricordiamo la differenza di oltre 1.000 franchi rispetto a quello nazionale?). Oppure ancora chi, giocoforza, è stufo della solita gamma (ristretta?) di prodotti sugli scaffali rossocrociati e cerca qualcosa di nuovo, di davvero speciale. «L'85 per cento della nostra clientela è composta da ticinesi», ammette un negoziante specializzato in vini. «Doppio ha!». E significa qualcosa. Chiamale tensioni, se vuoi. Da una parte il mondo del commercio svizzero stufo di starsene a guardare questa fuga di potenziali clienti verso altri lidi. Dall'altra l'Italia, che vorrebbe incentivare la pratica del turismo degli acquisti. Ed ecco le misure dei rispettivi Paesi, ciascuna a protezione del proprio territorio e della propria economia: la Confederazione intende dimezzare il limite di esenzione dall'IVA a 150 franchi. Il Belpaese, invece, pensa a una proposta diametralmente opposta: dimezzare il limite di esenzione dall’IVA a 70 euro. Acquisti esentasse, quindi, nella Legge di bilancio 2024 (comma 77) approvata venerdì e che entrerà in vigore da febbraio. Ma cosa ne pensano i diretti interessati? Tutti coloro che, con la loro vettura targata Ticino, superano la dogana per spendere un po' di euro. Un rapido giro tra le vie di Lavena Ponte Tresa rivela tanti sorrisi e tanta soddisfazione. Anche se sono in molti a non chiedere il rimborso dell'IVA. «A me non cambia nulla», dice Herbert, 41.enne di Lugano. «Se dovessi comprarmi dei mobili, forse. Ma per la piccola spesa non vedo grandi differenze, né con la misura svizzera né con quella italiana».

Anche Sonika, di Rivera, mentre carica il baule con il compagno, Sandro, spiega come per loro sia relativo: «Veniamo a fare la spesa soltanto poche volte all'anno, quindi per quelle due o tre volte non abbiamo voglia di star lì a chiedere e compilare formulari... passiamo e basta», dice la giovane 23.enne che nella vita lavora come ricezionista in un albergo. 

Davide Bignami, titolare dell'omonima enoteca (in attività dal 1997), in qualità di negoziante vede di buon occhio la mossa dell'Italia. «Anche se immagino che, abbassandosi notevolmente l'importo per l'esenzione dall'IVA, le richieste si moltiplicheranno a dismisura. E come saranno gestite? Già oggi ce ne sono circa 90.000 all'anno... il sistema burocratico per la detrazione dell'imposta sul valore aggiunto dovrebbe essere molto più snello», aggiunge il 50.enne. «Spero che un giorno arriveremo a produrre scontrini apposta per questo tipo di clientela, evitando di dover chiedere ogni volta il documento, l'indirizzo e compilando il modulo».

«Speriamo di avere più clienti che passano qui, che comprano... e che, alla fine, spendano di più», evidenzia Lorella Andina, titolare dell'omonimo negozio di calzature (in attività da 47 anni). «La misura italiana viene incontro a noi negozianti, soprattutto i più piccoli». La 62.enne fa poi un ragionamento ipotizzando che siano entrate in vigore le leggi (da una parte e dall'altra): «Con un solo paio di scarpe anziché due è possibile sfruttare al meglio questo scenario, si può passare in negozio due volte anziché una sola. Oppure potete arrivare qui in due», esclama. 

La Svizzera aumenta, l'Italia rallenta. Andiamo bene!
Giovanni, cliente in Italia ma titolare di un negozio in Svizzera, 65 anni

«Un tiro alla fune»

«La Svizzera aumenta, l'Italia rallenta. Andiamo bene», esclama Giovanni, in un altro negozio di vini più avanti nelle stradine del paese. Giovanni  (Frey) non è un cliente qualsiasi: è anche titolare di un negozio a Lugano. «L'idea di abbassare la franchigia da 300 franchi a 150 franchi non porterà assolutamente niente. Anzi, ci sarà ancora più traffico. Andranno tutti a fare la spesa più spesso», evidenzia il 65.enne, reagendo alla proposta svizzera per la lotta al turismo degli acquisti. E la proposta dal lato italiano? «Beh, inutile negarlo. Avvantaggerà ancora di più chi va a far la spesa in Italia. Tra una misura e l'altra siamo al gatto che si morde la coda, ma non si risolve niente», si rammarica il commerciante (che da questo lato della frontiera è, a tutti gli effetti, un cliente).

«Fino a quando la Banca Nazionale svizzera non deciderà di dare meno valore al franco svizzero, saremo qua fino all'eternità ad osservare questa situazione e aspettando una soluzione che non arriverà mai. Il problema è lì», aggiunge.

I titolari di attività commerciali in Svizzera subiranno un ennesimo colpo basso. Ma per noi che veniamo a comprare è interessante
Giulia, avvocato di Comano, 44 anni

«Non cambierà le mie abitudini»

Oltre la strada, un paio di strettoie, Mara sta per salire in macchina per rientrare a casa. «Staremo a vedere... chissà cosa si nasconde dietro queste proposte», afferma la 42.enne con tono un po' sospettoso. «In ogni caso, potrebbe essere visto come un 'tiro alla fune' tra due Stati: uno tira la corda dalla sua parte, l'altro dall'altra». Sostiene come la convenienza ci sia sempre e ancora di più con la misura in vista di febbraio. «Sì, senza ombra di dubbio. È qui che facciamo la spesa, siamo in sei a casa. Di solito spendiamo attorno ai 200 euro. In futuro, con questa diminuzione a 70 euro per l'esenzione dall'IVA potremmo passare qui anche per prodotti casalinghi, oppure per il mercato. Magari anche per l'abbigliamento che costa meno rispetto alla Svizzera».

In un altro parcheggio, anche Giulia è in partenza per il rientro verso il Ticino. Il suo pensiero è rivolto ai titolari di attività commerciali in Svizzera che subiranno «un ennesimo colpo basso. Ma per noi che veniamo a comprare è qualcosa di interessante». L'avvocato 44.enne di Comano, poi, ipotizza come le scelte del Parlamento italiano potranno influenzare il suo futuro. «Non penso che questa nuova legge italiana cambierà le mie abitudini. Non ho la fortuna di poter venire così spesso in Italia, per una ragione o per l'altra, nonostante ci siano degli ottimi prodotti».

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