Voto quasi unanime, ma non sono mancate le voci critiche
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Dopo un’ora e mezza di assemblea a porte chiuse, ecco giungere da dietro la porta un lungo applauso che sancisce la nomina alla guida della Lega di Daniele Piccaluga. Tutto come da copione, quindi, al Centro della Protezione civile di Rivera. Eppure, le discussioni - a tratti anche piuttosto accese - non sono mancate. Né sono mancate le critiche, perlomeno sul metodo adottato. «Non ci sono mai nomine che vanno via dritte come una lettera alla Posta», ha commentato il consigliere di Stato Norman Gobbi al termine della riunione. «Il passaggio verso una Lega più aperta e democratica, che si confronta al proprio interno, è del resto una delle idee che stiamo portando avanti per cambiare passo». Detto ciò, dopo una discussione che lo stesso Gobbi ha definito «vivace», Piccaluga ha ottenuto 63 voti su 66, con un contrario e due astenuti. Sulle critiche avanzate da alcuni presenti («una scelta calata dall’alto»), Gobbi ha spiegato: «È sempre così: fossero stati messi sul piatto tre nomi, ci sarebbero state critiche. Allo stesso modo c’è chi non ha gradito avere un nome solo».
Ora che è stato nominato, Piccaluga dovrà formare una propria squadra. Della quale, forse, faranno parte anche le due persone - Gianmaria Frapolli e Alessandro Mazzoleni - che fino a pochi giorni fa sembravano i favoriti per il vertice leghista. «Sono stati considerati vari nomi, tra cui il mio», ha ammesso Mazzoleni. «Poi abbiamo concordato sul fatto che il nome di Piccaluga fosse il più neutro, meno legato all’economia e poco al sociale, e quindi più idoneo a portare avanti con maggiore oggettività gli obiettivi della Lega. Ora, sia io che Frapolli abbiamo dato la nostra disponibilità ad aiutare Daniele nel suo percorso».
Chi c’era e chi no
Tra i presenti a Rivera, anche il deputato Daniele Caverzasio. «Sapevamo che Norman avrebbe guidato la Lega ad interim e non avrebbe più potuto continuare», ha detto. «Con questa scelta diamo anche un buon messaggio, mettendo alla testa del movimento un giovane». Già, forse troppo? «L’età può essere un limite, ma anche un vantaggio. In fondo, non ha storia, quindi può scriversela da solo», ha risposto Caverzasio. Per poi aggiungere: «È chiaro, non avremo più un Giuliano o un Attilio Bignasca. Ad oggi, però, chi si è messo a disposizione era un buon nome e mi pare sia stato accolto favorevolmente». Preferisce invece attendere, prima di sbilanciarsi, il municipale di Lugano e consigliere nazionale Lorenzo Quadri: «È la persona giusta? Ce lo dirà il tempo. Mi aspetto che un coordinatore che non ha il doppio ruolo, cioè che non siede anche in Governo, possa dare propositività alla Lega. Che possa farla tornare in piazza e a dettare l’agenda politica. Vedremo in tempi brevi se questo succederà». Non hanno invece voluto commentare la nomina di Piccaluga altre due figure di spicco del movimento: il capogruppo leghista in Gran Consiglio Boris Bignasca e il consigliere di Stato Claudio Zali. Quest’ultimo, addirittura, sembrerebbe non essere stato neppure coinvolto nella scelta dei nomi per la successione di Gobbi.Voto quasi unanime, ma non sono mancate le voci critiche
Tra i grandi assenti, invece, figurava il sindaco di Lugano Michele Foletti. Forse segnale emblematico di una certa tensione con la Lega luganese? Niente affatto, secondo Gobbi: «In rappresentanza di Lugano, ci sono il presidente sezionale e anche l’ex capogruppo in Consiglio comunale. Michele si era scusato, aveva un impegno con la famiglia e per questo non c’è». Presentissimo, e con le idee molto chiare sul futuro della Lega, invece l’ex deputato Giancarlo Seitz. «Sono rammaricato. Citerò un grande film per definire il momento, Viale del tramonto. Ero al tavolo di quel grotto dove nacque la Lega. Oggi, di quella realtà resta ben poco. Tutte le storie hanno un inizio e una fine, e ora siamo alla fine del film».