L’Ambrì Piotta riparte dalle sue certezze svizzere
Nella stagione dei cento stranieri, l’Ambrì Piotta riparte da tre vecchie certezze svizzere. Da Heim, autore del provvisorio vantaggio dopo pochi minuti di campionato. Da Bürgler, decisivo all’overtime. Ma soprattutto da Conz, preferito a Juvonen per questo esordio stagionale e autore di una prestazione superlativa. «Gli ho fatto i complimenti davanti a tutta la squadra», racconta Luca Cereda. «Sono felice per lui. Dopo un’estate in cui si sarà posto qualche domanda per la concorrenza di Juvonen, Benji ha dimostrato di esserci. E noi gli abbiamo dimostrato di credere in lui. Se siamo arrivati al supplementare, lo dobbiamo alle sue parate nel secondo tempo».
Ricordarsi le basi
Un secondo tempo nel quale il Friburgo ha martellato per venti minuti (20 tiri a 3!) riuscendo però a segnare solo in quella doppia superiorità numerica conquistata tra il 22’25’’ (penalità di partita a McMillan) e il 22’40’’ (colpo di bastone di Isacco Dotti). Sopravvivere a un periodo centrale di tale sofferenza è stata la chiave del primo colpaccio leventinese. «Abbiamo giocato un buon primo tempo - dice il Cere -, poi, a causa delle penalità, abbiamo perso il filo. Avevamo la partita sotto controllo, ma da quel momento il Friburgo è cresciuto tanto, anche se la terza frazione è stata di nuovo più equilibrata. I ragazzi sono stati bravi a non mollare, a soffrire. È un bell’insegnamento: siamo convinti di aver fatto un passo avanti come squadra, ma i nostri punti di forza sono sempre gli stessi. Senza quelli, andiamo in difficoltà. Dobbiamo riuscire a portarli con più costanza sul ghiaccio. Ecco perché ho chiamato il time-out al 48’: non eravamo in apnea, ma stavamo ricominciando a cercare la giocata inutile, perdendo troppi dischi, come era successo nel secondo tempo. Non ci deve mai mancare l’umiltà di tornare alle basi. Detto questo, mi è piaciuto vedere la squadra chiudere la gara all’attacco. Non ci siamo accontentati di un punto».
Tra i nuovi innesti stranieri, meglio i difensori rispetto agli attaccanti. «Heed e Virtanen hanno giocato bene», conferma Cereda. «Shore è ovviamente a corto di condizione, essendo rientrato dopo uno stop di tre settimane. Alla fine era cotto. Spacek e Chlapik hanno fatto intravedere buone cose, giocando un bell’overtime, di grande personalità. Su quel finale possono costruire». Magari già stasera alla Gottardo Arena contro il Berna.
Dario vuole di più
A Friburgo l’overtime non lo ha chiuso lo specialista Tim Heed (lo svedese ne decise addirittura quattro con la maglia del Lugano), bensì l’altro ex bianconero Bürgler: «Il bello di giocare in attacco è che basta un solo gol al 64’ per prendersi tutti gli applausi, ma in realtà non credo di aver giocato una grande partita», ammette Dario. «Vale un po’ per tutta la squadra: dopo aver perso il ritmo all’inizio del secondo tempo, non lo abbiamo più trovato veramente. Quando abbiamo il disco dobbiamo essere più veloci, con la testa e con le mani. Ci teniamo i due punti, sapendo che c’è margine di miglioramento e dicendo grazie a Conz».