Imprenditorialità e spirito associativo

Una storia segnata dalla vocazione per la sostenibilità, ancor prima che il termine diventasse l’onnipresente mantra attuale - Un processo che Giovanni Ermanni, direttore opere da impresario costruttore dell’Impresa generale Antonini & Ghidossi SA di Bellinzona, ci illustra
Come definire il percorso della Società?
Nasciamo nel 1959 come impresari costruttori, per iniziativa di Renato Antonini e di Eraldo Ghidossi. L’azienda diventerà quindi impresa generale, ma con le due anime sempre accomunate, impegnate in tanti lavori di particolare rilevanza, commissionati da privati ed istituzioni pubbliche. Oggi al vertice, quale presidente del Consiglio di Amministrazione, vi è Lorenza Santaniello Antonini, figlia del fondatore, ed il marito Ferdinando Santaniello, quale direttore Generale, presiede a tutta l’area esecutiva e amministrativa, alla ricerca dei mandati, ai rapporti con gli enti finanziari ed istituzionali. Peraltro il «tocco femminile » non sta solo nell’avere una donna a capo del CdA, ma anche nell’includere nel nostro staff la prima muratrice diplomata del Ticino. Siamo ben posizionati in termini di qualità e conosciuti anche per alcune realizzazioni particolari, fra cui la chiesa di Mogno, l’inceneritore di Giubiasco, la ristrutturazione di Castelgrande o la Residenza Orbello di Arbedo, primo stabile in PPP con certificazione Minergie-A in Ticino.
Siete stati anche pionieri nel processo di «sostenibilità » istituzionalizzata?
È vero. Tutto è iniziato due anni fa con un sondaggio promosso dalla Camera di Commercio del Canton Ticino, sul tema diventato importante della Responsabilità Sociale d’Impresa (CSR), che ha riguardato inizialmente 55 imprese affiliate alla SSIC. Abbiamo capito quanto fosse rilevante misurare e comunicare dati ed elementi in una forma standardizzata. Poi la cosa ebbe un’evoluzione. La SSIC organizzò un pomeriggio informativo, insieme alla Camera di Commercio e rappresentanti pubblici, e due ricercatrici della SUPSI. Vennero illustrati 30 indicatori, economici, sociali ed ambientali, che, da un lato, consentivano alle imprese di autovalutarsi e, dall’altro, avrebbero determinato un punteggio importante per la partecipazione a gare pubbliche. Non nego di aver provato un certo scetticismo iniziale, per l’impegno che le ricerche sui diversi punti avrebbe comportato, in un momento in cui si usciva dalla pandemia, iniziava la guerra, il mercato del lavoro era difficile e la concorrenza più forte, il costo delle materie prime incerto ed in crescita. Quello dell’acciaio, in particolare, andava alle stelle e problemi vi erano anche sul fronte delle forniture.
Ma, unitamente a Santaniello, ai capi settore e al responsabile dell’amministrazione, ci siamo impegnati a rispondere a tutti i punti. Dei 30 indicatori, ne abbiamo superato positivamente 28 e, quanto ai tempi di consegna, siamo stati secondi, grazie al lavoro di gruppo. A posteriori si può dire che, noi, come le altre imprese, già adottavamo buone pratiche, senza tuttavia averle raccolte, documentate e comunicate. Nel nostro caso, poi, avevamo in più una certificazione ISO.
Da qui si è poi passati alla redazione del Rapporto di Sostenibilità 2022?
Anche questo è stato un compito impegnativo che ha coinvolto diverse persone. Compendia la nostra storia ma soprattutto mostra il nostro impegno verso i diversi aspetti della sostenibilità. Per quanto riguarda gli aspetti economici ed i vari dati quantitativi non vi sono state difficoltà. I salari dei nostri collaboratori sono superiori a quelli fissati dai contratti collettivi. In senso sociale più ampio, offriamo benefici aggiuntivi in caso di matrimonio o maternità, flessibilità e telelavoro per i lavoratori del settore tecnico ed amministrativo, sconti a palestre. La nostra è un’azienda evoluta che ha tuttavia mantenuto l’impronta familiare. Il livello di fidelizzazione è elevato e sono molti coloro ancora da noi al «primo impiego». Il capitale umano, la sua motivazione, è importantissimo come salute e sicurezza dagli infortuni, temi cui dedichiamo riunioni periodiche.
Ci siamo impegnati anche sul fronte dei trasporti. Cerchiamo di coordinare le presenze sui cantiere con i luoghi di provenienza dei lavoratori e, per i cantieri fuori zona, il trasporto avviene con furgoni. Inoltre partecipiamo per il 20% agli abbonamenti Arcobaleno.
Un tema che ci sta particolarmente a cuore è quello della formazione. La favoriamo a tutti i livelli e in tutti gli ambiti, per gruisti, macchinisti, per ogni figura del cantiere. Corsi legati all’informatica così come alla sicurezza ed all’uso delle attrezzature. Abbiamo un rapporto storico con il centro di formazione della SSIC di Gordola e lo sfruttiamo ampiamente. Tuttavia, nella fatidica scheda della Camera di Commercio, il segno su questo punto è negativo perché viene richiesta una formazione annuale estesa ad almeno il 20% del personale e questa, francamente, ci pare un’asticella un po’ troppo alta per il nostro comparto.
Vi è qualche altro punto problematico che riguarda i criteri di valutazione CSR?
Nel nostro caso può essere la valutazione delle emissioni di CO2, così come dei consumi nei cantieri. Qualche perplessità è stata anche manifestata dai nostri fornitori per la richiesta di dati che si rivelano, anche per loro, di difficile definizione. Pensiamo a molti materiali di costruzione, come al tondino d’armatura proveniente da rottami, materiali isolanti, prodotti chimici, di cui è difficile individuare la catena di approvvigionamento.
Tuttavia la spinta attuale ci ha portato a dotarci di un codice etico e di condizioni contrattuali generali di cui eravamo privi e, sul fronte ambientale come sugli altri, certamente adotteremo altre iniziative.
In conclusione, mi piace citare una frase che ho trovato sull’argomento: «la sostenibilità è mantenere e migliorare il benessere attuale garantendo alle generazioni future la stessa qualità di vita».