Che cosa succederà, in Francia, dopo la decisione di Macron?
Un terremoto. Così, almeno, hanno descritto i media francesi (e non solo) la decisione di Emmanuel Macron di sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni. Dopo l'eliminazione di Lionel Jospin al primo turno delle presidenziali del 2002, scrive fra gli altri Le Parisien, questa domenica 9 giugno 2024 è destinata a entrare negli annali della Quinta Repubblica. Sì, il presidente francese ha deciso di sciogliere l'Assemblea Nazionale. Lo ha fatto sulla scia dei risultati ottenuti dal Rassemblement National alle elezioni europee. Il partito di estrema destra ha ottenuto il 31,5% dei voti, confinando la formazione di Macron – Renaissance – al 15,2%. Una sconfitta clamorosa, proprio così.
«Questo non è un buon risultato per i partiti che difendono l'Europa» si è affrettato a dire, domenica in tarda serata, lo stesso Macron. «Quindi non posso continuare come se non fosse successo nulla» ha spiegato il capo di Stato, aggiungendo che il decreto di scioglimento sarebbe stato firmato a stretto, strettissimo giro di posta.
Le elezioni generali anticipate si terranno quindi, per la prima volta dal 1997, al termine di una campagna elettorale lampo. Ai sensi dell'articolo 12 della Costituzione francese, tale decisione può essere presa dal capo dello Stato previa consultazione del primo ministro, del presidente dell'Assemblea Nazionale e del presidente del Senato. Le nuove elezioni, da regolamento, devono avere luogo – citiamo – «almeno venti giorni e al massimo quaranta giorni dopo l'avvenuto scioglimento». Emmanuel Macron ha già indicato le date: 30 giugno e 7 luglio, a meno di tre settimane dai Giochi Olimpici di Parigi.
In teoria, riferisce sempre Le Parisien, ogni deputato uscente può candidarsi per la rielezione se lo desidera e, parallelamente, se il suo partito lo designa. Va notato che la nuova Assemblea nazionale si riunirà il secondo giovedì dopo la sua elezione, l'11 luglio. Potrebbe quindi essere convocata una sessione straordinaria.
Nel frattempo, spetterà all'attuale governo gestire gli affari correnti. Questi giorni, evidentemente, verranno sfruttati dai vari istituti per condurre numerosi sondaggi di opinione nel tentativo di prevedere quale volto avrà il nuovo emiciclo. Dal 2022, Renaissance, il partito di Emmanuel Macron, ha la maggioranza relativa. In altre parole, deve unire le forze con altre organizzazioni politiche per superare il 50% dei seggi.
Ovviamente, Rassemblement National confida di poter aumentare il numero dei suoi deputati. «Siamo pronti a rimettere in piedi il Paese» ha ribadito domenica sera Marine Le Pen. «Dopo le elezioni parlamentari del 2022, che videro il Rassemblement National diventare il principale avversario parlamentare, queste elezioni europee confermano il nostro movimento come la principale forza di cambiamento in Francia» ha aggiunto Le Pen. Quanto alla sinistra, riuscirà a riunirsi sotto un'etichetta comune, come aveva fatto nel 2022? Bella domanda.
I candidati eletti il 7 luglio resteranno in carica per cinque anni. Questa misura shock, fra l'altro, avrà un'altra conseguenza: le elezioni presidenziali e legislative non si svolgeranno più nello stesso anno, a meno che non dovesse verificarsi un'altra dissoluzione.
Lo scioglimento dell'Assemblea Nazionale, leggiamo su Le Monde, consente all'Esecutivo di alleviare (almeno in teoria) situazioni di crisi o veri e propri blocchi istituzionali, come avvenne nel 1962, nel 1968, nel 1981 e nel 1988. Lo scioglimento del 1981, ad esempio, fu essenziale per François Mitterrand al fine di ottenere la maggioranza dopo la sua elezione. Quella che, a conti fatti, è un'arma costituzionale, tuttavia, in passato ha provocato pure l'effetto opposto a quello atteso (Macron, insomma, è avvisato). Nel 1997, infatti, quando il presidente Jacques Chirac indisse nuove elezioni con il chiaro obiettivo di consolidare la sua maggioranza nell'Assemblea, si ritrovò invece con una maggioranza di sinistra e, parallelamente, in coabitazione con il governo del socialista Lionel Jospin.