Se il restauro fa perdere valore storico (secondo il Cantone)
Le facciate esterne dell’edificio che da alcuni anni ospita la casa patriziale di Cadro sono inserite nell’elenco dei beni culturali d’interesse locale. O, meglio, lo saranno forse ancora per poco. Perché oggi c’è chi ritiene che l’edificio non sia più meritevole di essere protetto. Il motivo? Un restauro compiuto un decennio fa dal Patriziato di Cadro in seguito al quale l’edificio avrebbe «perso buona parte della sostanza storica». Da parte sua, il Patriziato non ci sta, e probabilmente lotterà per far mantenere la tutela.
Il Cantone non contesta
Due le domande di fondo: davvero non c’è più nulla di tutelare e, se è così, come è possibile che nessuno sia intervenuto? Cominciamo dalla prima. La proposta di stralcio è avanzata nella documentazione relativa al Piano particolareggiato del nucleo (PPN) di Cadro, pubblicata all’albo di Lugano in questi giorni. Ad avanzarla è stato l’architetto Mauro Galfetti, autore della proposta di PPN. E il Dipartimento del territorio, nel suo esame preliminare, non l’ha contestata, limitandosi in sostanza a prenderne atto. Si legge nella documentazione: «Si ritiene che, a seguito di una recente ristrutturazione, l’edificio non sia più meritevole di essere protetto ai sensi della Legge sui beni culturali, poiché ha perso buona parte della sostanza storica: nuovo cappotto con finitura a intonaco al posto della pietra faccia a vista, nuove finestre disposte simmetricamente in sostituzione delle aperture settecentesche di varie forme, sostituzione delle solette con conseguente distruzione dei soffitti, ecc.».
«Mi ha sorpreso»
Veniamo alla seconda domanda: se le cose stanno così, com’è potuto succedere? «Non ci sembra di aver fatto un brutto lavoro - dice Demis Fumasoli, vicepresidente del Patriziato. - Abbiamo cercato di mantenere il più possibile. Per questioni di risparmio energetico e di isolamento abbiamo fatto interventi puntuali richiesti dal Cantone». A livello di procedura era tutto in regola? «Sì, avevamo tutti i permessi del caso e non abbiamo modificato il progetto in corso d’opera». L’edificio oggi, oltre alla casa patriziale, ospita cinque appartamenti. Il Patriziato, spiega Fumasoli, ne è entrato in possesso anche su spinta dell’allora Comune di Cadro, in quanto lo stabile era in stato fatiscente. Negli anni precedenti aveva ospitato le scuole prima e delle associazioni poi. «Era diventato anche pericoloso - ricorda Fumasoli. - Nelle vicinanze giocavano spesso dei bambini e ogni tanto veniva giù una tegola». Il restauro, avvenuto negli anni in cui Cadro si è aggregata a Lugano, è stato anche raccontato a mezzo stampa, sia sulla Rivista di Lugano sia sulla Rivista patriziale ticinese. Il Patriziato vi ha investito due milioni. «Personalmente sono sorpreso dalla proposta di togliere la tutela - conclude Fumasoli. - A breve faremo una riunione per decidere come reagire e se chiedere che venga mantenuta».
L’Ufficio beni culturali tace
Alcune settimane fa abbiamo chiesto informazioni al riguardo anche all’Ufficio beni culturali (UBC), in particolare su che tipo di parere avesse dato in merito ai lavori di restauro a suo tempo, e se oggi è d’accordo con lo stralcio della tutela. Al momento di andare in stampa, nonostante un paio di solleciti telefonici, non avevamo ancora ricevuto risposta.
Un asilo da demolire
La questione, raccolte le eventuali osservazioni, approderà nei prossimi mesi sui banchi del Consiglio comunale di Lugano, nell’ambito dell’intera proposta di PPN di Cadro. In generale, l’impostazione proposta dall’architetto Galfetti è stata lodata dal Cantone. Essa, oltre alla proposta di stralcio della tutela, contiene un’altra decisione forte, che nel contesto di un nucleo non si vede spesso: la possibilità di demolire l’asilo Manera. Il centrale edificio, proprietà dell’omonimo legato al momento gestito dalla Parrocchia di Cadro in seguito a vicende giudiziarie, è posto «in posizione strategica», ma «per mole e architettura si inserisce in maniera disarmonica con gli spazi e il costruito» circostanti. Se demolizione sarà (la Parrocchia dice di non essersi ancora chinata sulla questione), la ricostruzione dovrà sottostare a Piano di quartiere e, probabilmente, a un concorso di progettazione. Strumenti a garanzia di una riqualificazione di qualità.