«Nessun episodio estremo: potrebbero capitarne anche di più gravi»
«Nessuno degli episodi verificatisi viene considerato ‘estremo’ perché potrebbero accadere anche eventi più gravi» rispetto a quelli di cinque mesi fa. Che sono stati archiviati come di «grandissima entità», che possono essere registrati ogni 100-300 anni. In Mesolcina è successo in una sera, con due forti picchi consecutivi. In meno di un’ora. Il 21 giugno scorso. Una data che in valle (e a Lostallo in particolare, dove due persone sono morte ed un uomo risulta tuttora disperso) non scorderanno.
Danni importanti agli edifici (cinque case sono state completamente distrutte) e alle infrastrutture cantonali e comunali nonché all’A13, crollata nel tratto fra Lostallo e Mesocco. Se è vero che la natura, oggigiorno, è diventata vieppiù imprevedibile - con casi che capitano con maggiore frequenza ed intensità -, è altresì assodato che l’uomo può intervenire per prevenire e per cercare di fare il possibile affinché le bizze di Giove pluvio facciano scendere il minimo delle lacrime.
Nessuna ricetta
L’Ufficio foreste e pericoli naturali retico, in collaborazione con i Comuni, sta rielaborando le carte dei pericoli. Novità sono attese per il primo trimestre dell’anno oramai alle porte. «Non esiste però una ‘ricetta’. Dobbiamo imparare, costantemente, dall’esperienza sul campo. A questo proposito siamo in stretto contatto con la Confederazione, con gli altri cantoni e con i partner del settore della ricerca e dell’economia privata», ha affermato oggi di fronte alla stampa il responsabile Urban Maissen, intervenuto alla presentazione dell’analisi di quanto accaduto. Nelle prossime due ore i funzionari cantonali e la direttrice del Dipartimento delle infrastrutture, dell’energia e della mobilità Carmelia Maissen illustreranno la relazione alla popolazione nella palestra delle scuole lostallesi.
I corsi d'acqua ai raggi X
Il rapporto tecnico - elaborato dallo studio geo7 di Berna, rappresentato dalla geografa ed esperta di pericoli naturali Eva Frick - consta di 95 pagine fitte di grafici e tabelle. L’abbiamo letto. Bisogna necessariamente partire dall’esondazione del fiume Moesa e di oltre una cinquantina di riali laterali. Sotto la lente degli esperti ne sono finiti 18, di cui la metà a Lostallo, tre a Mesocco, altrettanti a Cama, due a Soazza ed uno (il Ria de Polon) fra Grono e Cama.
In due terzi di questi corsi d’acqua la situazione è stata da allarme rosso. Nel Molera, ad esempio, nei pressi di Sorte, si è depositato materiale pari a 70.000-90.000 metri cubi raggiungendo addirittura la Moesa. La primavera piovosa non ha fatto altro che peggiorare la situazione: dal 1. aprile al 20 giugno nel Moesano è caduto circa il 130% delle precipitazioni «normali», prendendo quale riferimento il periodo tra il 1991 ed il 2020. A ciò si è aggiunta la neve ancora presente sopra i 2.300 metri che si è sciolta.
Commossi dalla solidarietà
«Non dimenticheremo mai quella sera. Il nostro pensiero va ai familiari delle vittime e ai cittadini che hanno perso tutto. A loro auguriamo grande forza - ha affermato Carmelia Maissen -. L’analisi dell’evento è importante per prepararci al meglio per il futuro, qualora una situazione simile dovesse riproporsi. La natura rimane imprevedibile, lo sappiamo. In Mesolcina ha avuto una forza bruta inimmaginabile, muovendo blocchi di roccia grandi come automobili». A seguito dei cambiamenti climatici, ha puntualizzato la consigliera di Stato, queste terribili immagini «sono sempre più frequenti, come dimostrano le alluvioni registrate quest’anno anche in altri Paesi europei».
La speranza è data, oltre da quanto si può mettere in campo per ridurre i pericoli, anche dal fatto che eventi drammatici possono essere superati «restando uniti. La grande solidarietà della popolazione mesolcinese ci ha toccati. Tutti sono stati encomiabili. Un ringraziamento va a loro, agli abitanti, alle autorità, ai soccorsi, ma altresì alle generazioni precedenti la nostra. Senza le protezioni realizzate negli scorsi decenni il maltempo avrebbe causato molta più sofferenza», ha concluso la ministra.
Il passato che si ripresenta
L’evento capitato in Mesolcina non è dissimile, giusto, da altri verificatisi nel mondo. E, soprattutto, a quello che le due valli avevano già vissuto; come nel 1978 (un accadimento «più grande o più o meno della stessa dimensione» e che aveva interessato tutti e 18 i riali passati ai raggi X) oppure nel 1836 e nel 1944. Pure questa volta nei corsi d’acqua vi sono state due o più ondate detritiche, con la prima che ha trasportato il legname, che per contro è diminuito in quelle seguenti: «Tra Cama e Cabbiolo vi è stato un evento in quasi ogni riale. Anche nella zona più a nord, fino a Mesocco, i corsi d’acqua sono stati molto numerosi». Le prime colate sono state caratterizzate da acqua e fango; quelle successive da sostanze solide.
Carte dei pericoli da aggiornare
Secondo Eva Frick e la collega Catherine Berger, autrici del rapporto, per nessuno dei 18 riali l’alluvione del 21 giugno può essere classificata come XXL (estrema, insomma). Per tutti i torrenti in cui il maltempo è «stato probabilmente un evento XL (sei casi sono compresi fra L ed XL, la cui ricorrenza è ogni 300 anni; n.d.r.), vi sono chiari indicatori che lasciano supporre la possibilità di eventi passati di dimensione simile o di eventi futuri anche maggiori. Pertanto gli eventi passati non sono considerati estremi».
Sulla base degli accertamenti tecnici, è fondamentale aggiornare la Carta dei pericoli elaborata negli ultimi tre lustri e che solo in alcuni casi si è dimostrata corretta e, in particolare, rivalutare gli scenari di trasporto di materiale solido di fondo. Questo perché in alcuni torrenti il bacino è «libero», mentre in altri si trovano grandi quantità di materiale che un domani potrebbero muoversi. In alcuni riali, infatti, «il volume di deposito documentato è nettamente superiore al potenziale di trasporto di materiale solido indicato nella Carta dei pericoli per un evento di intensità» pari ad ogni 300 anni.
Quanto materiale, troppo
Sotto la lente finiranno pure le opere di protezione. «In molti riali l’evento ha influenzato il potenziale residuo di materiale solido di fondo e la situazione nei bacini imbriferi. L’attuale potenziale di apporto di materiale solido può essere maggiore o minore rispetto a quello precedente al 2024, il che rende necessaria una revisione delle carte dei pericoli». Di conseguenza, nei torrenti in cui la pratica è stata peggio della teoria, è ancora più urgente intervenire. «Gli episodi hanno mostrato che le quantità di materiale solido di fondo attese erano spesso superiori a quelle stimate nella documentazione», ha rilevato Urban Maissen, affiancato dallo specialista Andri Largiadèr.
L'A13? Coira non si esprime
Finito lo sgombero del materiale e a buon punto i lavori di ripristino nonché analizzato quanto successo, sorge spontanea una domanda: quali sono i prossimi passi? Entro marzo 2025, indicativamente, verranno aggiornate le carte dei pericoli. Alcuni incarichi sono già stati affidati. Poi, prima dell’estate, si deciderà il destino di Sorte, frazione di Lostallo, il paese che più di altri ha pagato un prezzo carissimo con il decesso di tre persone (un ex municipale e una coppia sulla cinquantina che si era trasferita da poco assieme ai figli).
Difficilmente gli abitanti potranno tornare in tempi brevi, se mai potranno farlo. Di più se ne saprà forse nel 2026, quando verrà svelato il rapporto della Confederazione sull’alluvione in Mesolcina e in altre regioni svizzere duramente colpite negli scorsi mesi. Per quanto riguarda l’A13, danneggiata dal maltempo e sistemata in tempi record, i funzionari cantonali oggi non hanno voluto entrare nel merito.