A Palazzo delle Orsoline

La decisione sui giudici scuote la politica: «Scioccati»

Pomeriggio intenso al di fuori del Gran Consiglio – I rappresentanti della Giustizia e diritti a colloquio con Gobbi – Il presidente Dadò: «Lunedì chiederemo chiarimenti al CdM»
© CdT/Gabriele Putzu
Giona Carcano
12.12.2024 20:53

Che qualcosa di grosso stesse per accadere lo si poteva facilmente intuire dai febbrili movimenti all’interno dell’aula del Parlamento qualche minuto prima dell’inizio della seduta. Colloqui fra capigruppo e presidenti dei principali partiti, faccia a faccia, sussurri, sguardi incrociati, chat bollenti. In Gran Consiglio, organo di nomina, la voce sulla destituzione dei giudici Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti da parte del Consiglio della Magistratura (CdM) è arrivata in fretta. Che fare? Come muoversi? La prima decisione, una volta resa pubblica la notizia, è stata quella di convocare una riunione d’urgenza della Commissione giustizia e diritti attorno le 14.30. La vicenda che ha scosso le fondamenta del Tribunale penale cantonale e della Giustizia ticinese è esplosa anche a Palazzo delle Orsoline.  

In una stanza in fondo a uno dei corridoi del cosiddetto «piano istituzionale», i commissari si sono riuniti a lungo per elaborare una strategia, un modo condiviso fra i gruppi per comunicare all’esterno. A rimanere chiusi all’interno della sala fino all’ultimo sono stati il presidente Fiorenzo Dadò (Centro) e le due vice-presidenti Cristina Maderni (PLR) e Sabrina Aldi (Lega). Una volta usciti, i tre si sono diretti a grandi passi – e senza commentare – verso l’ufficio della direzione del Dipartimento delle istituzioni. L’incontro con Norman Gobbi è durato circa 45 minuti, in seguito Dadò, Maderni e Aldi sono rientrati in Parlamento.

Clima di tensione

«Di fronte a una decisione di questo genere si resta sotto choc», è stata la prima reazione del presidente una volta terminate le consultazioni con i partiti e Gobbi. «Bisogna chiedersi a che punto siamo arrivati». La Commissione, negli scorsi mesi, si è occupata molto del cosiddetto «caso Ermani». Oggi, però, a pagare il prezzo più alto sono stati altri due giudici. Anche la politica, dunque, ha contribuito a creare un clima di tensione? «Al clima di tensione hanno contribuito un po’ tutti, anche gli organi di stampa», contrattacca Dadò. «Sul caso specifico non entriamo in materia, da un lato perché non abbiamo gli elementi e dall’altro per rispetto delle persone coinvolte. Non dobbiamo dimenticarci che si parla di persone, e ci sono aspetti umani non indifferenti di fronte a una situazione di questo genere».

Dadò va poi a descrivere che cosa è successo una volta saputa la notizia. «Abbiamo tenuto una riunione straordinaria della Commissione e un colloquio con il consigliere di Stato Norman Gobbi. Lunedì, inoltre, avremo in audizione il Consiglio della Magistratura, a cui chiederemo informazioni supplementari rispetto a quelle che abbiamo in questo momento». Il chiarimento con il direttore del DI è servito innanzitutto per capire come procederà il TPC senza due giudici su cinque. Ancora Dadò: «La grossa preoccupazione riguarda il buon funzionamento del Tribunale. Ci sono dei processi da celebrare, dei detenuti, persone che aspettano di essere giudicate. Anche di questo discuteremo lunedì nell’audizione con il CdM».

Negli scorsi mesi, in seguito allo scoppio del «caso Ermani», la Commissione aveva più volte chiesto di dotare il CdM di strumenti aggiuntivi per poter procedere contro dei magistrati. La decisione resa nota oggi, tuttavia, rende evidente il fatto che quegli strumenti c’erano eccome. «Sì», riconosce Dadò, che sottolinea: «Il CdM ha utilizzato gli strumenti contenuti nella vecchia legge. Ciò che ha deciso il Parlamento in questo caso (ndr. cioè di poter sanzionare un giudice anche in via cautelare) non è entrato in causa».

La parte finale del comunicato del CdM fa notare che per quanto riguarda il giudice Ermani «il procedimento sta facendo il suo corso». La domanda, allora, è se ci saranno altri scossoni. «Non sono in grado di dirlo, aspettiamo le decisioni del CdM che ci attendiamo di vedere nelle prossime settimane». Dadò, negli scorsi mesi, aveva pubblicamente  esposto tutta la sua indignazione per la nota immagine inviata dal presidente del TPC Ermani a una segretaria presunta vittima di mobbing. Ma a essere destituiti, come visto, sono stati altri due giudici. La Commissione non ha davvero mai discusso della denuncia penale fatta da Quadri e Verda Chiocchetti? «Le discussioni che avvengono nel gremio sono riservate», ha tagliato corto Dadò. «Abbiamo parlato anche di questi aspetti. La discussione sul caso Ermani riguardava immagini circolate che pure io stesso ho ricevuto in forma anonima. E che evidentemente, per quanto mi riguarda ma non sono l’unico a pensarla così, non sono state assolutamente gradite».

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