Il caso

Allacciatevi le cinture: i ricchi voli transatlantici alla prova dei dazi di Trump

Se fino a poche settimane fa le compagnie aeree, fra cui quelle del gruppo Lufthansa e quindi Swiss, erano fiduciose circa la tenuta della domanda, ora emergono non poche preoccupazioni
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Marcello Pelizzari
04.04.2025 19:00

Fino a poche settimane fa, le compagnie aeree erano fiduciose: no, la domanda di viaggi per gli Stati Uniti tiene. Anzi, le prospettive sono buone. In realtà, dopo un accenno di 2025 positivo lungo le rotte transatlantiche hanno cominciato ad addensarsi grosse, grossissime nubi. Rimanendo nella metafora, la politica incazzosa di Donald Trump e i conseguenti dazi potrebbero avere un effetto, nefasto, sui collegamenti per l'America. L'OCSE, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, stima d'altro canto che l'economia globale a causa delle attuali (e future) tensioni crescerà meno del previsto: solo del 3,1%. Detto in altri termini, il protezionismo dell'amministrazione USA è un problemone. 

Anche, se non soprattutto, per l'aviazione. I dazi, fra le altre cose, colpiranno costruttori come Airbus e, soprattutto, Boeing, mentre compagnie come Ryanair potrebbero, vista la situazione, rifarsi sui clienti visti i costi extra che rischiano di dover sopportare. Già lo scorso marzo, invece, Delta Air Lines aveva annunciato di aver rivisto al ribasso, a sua volta, le prospettive di crescita: il colosso dei cieli statunitense, scrive aeroTELEGRAPH, aveva addotto fra le motivazioni la crescente incertezza dei consumatori e un calo dei viaggiatori business. Non finisce qui: i rapporti fra Canada e Stati Uniti, oramai ai minimi storici, si sono tradotti in un crollo delle prenotazioni dei voli fra i due Paesi. Parliamo, per intenderci, di un -70%. 

I problemi, tuttavia, sembrerebbero decisamente più grandi rispetto al solo mercato nordamericano. A soffrire, infatti, ora sarebbero anche le citate rotte transatlantiche. Rotte vitali per le compagnie aeree, a cominciare da quelle del gruppo Lufthansa e, quindi, Swiss. E dire che, solo poco, pochissimo tempo fa, l'amministratore delegato del gruppo tedesco, Carsten Spohr, aveva sentenziato: «I rapporti non sono mai stati così sani». Quei rapporti, adesso, sono messi a durissima prova. I funzionari delle compagnie aeree in Europa e Nord America, spiega Bloomberg, confidavano che il loro business transatlantico, forte di un elevato volume di clienti premium, diciamo alto-spendenti, avrebbe in qualche modo evitato i peggiori effetti della guerra commerciale di Trump. E invece, secondo Andrew Didora, analista della Bank of America, difficilmente i vettori sfuggiranno all'indebolimento della domanda. «Nelle ultime settimane – ha confermato il responsabile finanziario di Virgin Atlantic, Oli Byers – ci sono stati i primi segnali di un rallentamento della domanda negli Stati Uniti». Ahia. Le contromisure annunciate dalla Cina, di riflesso, hanno contribuito a far scendere ulteriormente gli indici delle principali compagnie. United è scivolata dell'11% a New York, mentre Delta e American hanno perso ciascuna più del 6%. In Europa, IAG, Air France-KLM e Lufthansa sono scese ciascuna del 4,5% o più.

Le compagnie, da una parte e dall'altra dell'Atlantico, ora come ora sono giustamente preoccupate. Perché in ballo ci sono un sacco di soldi. La sola British Airways, prosegue Bloomberg, genera oltre un miliardo di dollari all'anno di entrate collegando il suo hub di Londra Heathrow e l'aeroporto internazionale John Fitzgerald Kennedy di New York, secondo le stime di OAG, un fornitore di dati sui voli. Lufthansa, la stessa British Airways e la citata Virgin hanno, tutte, ridotto o dovuto ridurre i voli per la Cina. E questo perché il sorvolo dello spazio aereo russo, a causa della guerra in Ucraina e delle misure adottate dal Cremlino in risposta alla chiusura dei cieli europei ai vettori russi, da oramai tre anni è vietato. Costringendo le compagnie occidentali a rotte differenti e, soprattutto, più lunghe. Il tutto a vantaggio dei vettori cinesi che, al contrario, possono sfruttare il territorio russo e, quindi, offrire voli più brevi ed economici. Anche le compagnie aeree statunitensi si sono riversate sulle rotte transatlantiche, attratte dalla domanda di posti premium da parte dei passeggeri per il tempo libero e da una ripresa dei viaggi aziendali.

«Dobbiamo tenere d'occhio attentamente gli sviluppi nel Nord America» ha affermato, non a caso, Willie Walsh, il direttore generale dell'International Air Transport Association, l'Organizzazione mondiale delle compagnie aeree per tutti semplicemente IATA. Detto ciò, rallentamento non significa che le cose rallenteranno ancora o che bisogna necessariamente aspettarsi il peggio, con «cristiana rassegnazione» direbbe qualcuno. Sin qui, per intenderci, ci sono stati solo segnali limitati di una contrazione dell'offerta sulle rotte transatlantiche. Le compagnie aeree, stando ai dati di Cirium Duo, intendono ancora offrire il 3,5% in più di capacità di posti tra Europa e Stati Uniti quest'anno rispetto al 2024. Detto ciò, secondo i dati sulle prenotazioni anticipate analizzati da Cirium, nel primo trimestre le vendite dei biglietti per i viaggi dagli Stati Uniti all'Europa per il periodo giugno-agosto sono state inferiori del 13% rispetto ai livelli del 2024. E le cose, attenzione, non sembrerebbero migliorare in direzione opposta: le prenotazioni estive dall'Europa agli Stati Uniti, venendo agli hotel, sono diminuite del 25% secondo la catena alberghiera Accor SA. 

In ballo, dicevamo, ci sono un sacco di soldi. Quasi il 20% dell'intera spesa turistica nel Regno Unito, storicamente, «appartiene» ai viaggiatori statunitensi, a detta dell'Agenzia turistica britannica Visit Britain. Agenzia che, questa settimana, ha riferito di un calo del 6% delle prenotazioni USA-Regno Unito a febbraio rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. «Probabilmente siamo tutti d'accordo che là fuori sta succedendo qualcosa» ha sintetizzato Spohr, aggiungendo che la natura della globalizzazione verosimilmente sta cambiando. «E noi siamo al centro di ciò che sta succedendo».