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Pedaggio al San Gottardo: Berna e Ticino sono sempre più lontani

Il Consiglio federale preferisce glissare sull’introduzione di un balzello per la galleria autostradale – Contrariato il Consiglio di Stato: «Bisogna far capire al resto della Svizzera le peculiarità del nostro Cantone»
©Chiara Zocchetti
Luca Faranda
18.08.2023 20:00

La polemica era montata durante il periodo pasquale, innescata dalla richiesta di introdurre un sistema di prenotazione per attraversare il tunnel autostradale del San Gottardo. Poi, come spesso accaduto in passato, a inizio estate si è tornati alla solita domanda d’attualità: è necessario introdurre un pedaggio al San Gottardo? Sì, no, forse.

Negli scorsi mesi, complici le lunghe colonne ai due portali (e le imminenti elezioni federali), sono stati versati fiumi d’inchiostro che hanno raggiunto anche Palazzo federale. I consiglieri nazionali Simon Stadler (Centro/UR), Corina Gredig (Verdi liberali /ZH) e Matthias Jauslin (PLR/AG), tramite mozione, hanno chiesto al Consiglio federale di creare «le basi giuridiche per l’introduzione di pedaggi per l’utilizzo delle gallerie autostradali alpine» per il transito nord-sud.

Concretamente, questo «trio del Gottardo», chiede un sistema di tariffazione flessibile sia per la galleria che collega Airolo e Göschenen, sia per il San Bernardino.

Controffensiva ticinese

La controffensiva ticinese è partita immediatamente a suon di atti parlamentari: per Lorenzo Quadri (Lega) un tale balzello «renderebbe il Ticino meno svizzero». Fabio Regazzi (Centro), dal canto suo, auspica l’introduzione di una corsia preferenziale per targhe ticinesi e urane, mentre Marco Chiesa propone un pedaggio autostradale alpino per l’attraversamento delle gallerie a intensa percorrenza, ma che non abbia nessun costo per le automobili immatricolate in Svizzera.

L’Esecutivo prende tempo

Ora che il San Gottardo è tornato d’attualità - ma per ben altri motivi - è rispuntata nuovamente anche la questione del pedaggio. Sì, perché al ritorno dalle vacanze estive, il Consiglio federale ha preso posizione su tutti e sei gli atti parlamentari. Le risposte? Tutte, più o meno, fatte con lo stampino. Il Consiglio federale è consapevole «della posizione particolare del Ticino e dell’importanza di collegamenti efficienti con il resto del paese», ma anche «della problematica legata al riversamento del traffico autostradale sulla viabilità locale lungo gli assi nord–sud, nonché dei disagi causati ai residenti delle zone interessate».

Sistemi di tariffazione

L’Esecutivo federale, tra le diverse misure al vaglio, cita anche «l’introduzione di sistemi di tariffazione» e più precisamente anche «l’eventuale pedaggio per l’attraversamento dei trafori transalpini ». Non solo. Il Consiglio federale, nel rapporto, esaminerà pure le opzioni per impedire ai sistemi di navigazione di suggerire percorsi alternativi non adeguati per evitare lo spostamento del traffico sulla strada cantonale.

Prima di compiere il passo successivo, però, il Governo ha deciso di prendere tempo, spiegando che vuole attendere gli esiti di un rapporto. All’origine di ciò c’è un altro atto parlamentare - risalente all’anno scorso - del deputato urano Stadler: il postulato «Traffico locale in tilt lungo le autostrade intasate. Come gestire meglio la viabilità».

Prime risposte entro gennaio

Stadler ha depositato il postulato nel settembre del 2022 ed è stato accolto dal Consiglio nazionale lo scorso 16 dicembre. Al momento, ci fanno sapere dall’Ufficio federale delle strade (USTRA), si presume che il rapporto - e le prime risposte - sarà disponibile entro la fine del 2023.

Il parere di Berna non ha lasciato indifferenti le autorità ticinesi. Da noi contattato, il presidente del Consiglio di Stato Raffaele De Rosa critica questa situazione di stallo: «Il Governo ticinese esprime la propria delusione per la scelta del Consiglio federale di non esprimersi in maniera chiara e di ammettere, implicitamente, che la proposta - nella forma che è stata presentata - merita di essere presa in considerazione. Dal punto di vista del Cantone Ticino, ribadiamo che la palese disparità di trattamento che si verrebbe a creare – a danno di un solo Cantone – dovrebbe essere un elemento sufficiente a rendere irricevibile la proposta di un pedaggio».

Per il presidente del Consiglio di Stato, «si tratta di far capire al resto del Paese le peculiarità del nostro Cantone e la reale posta in gioco nel dibattito sui collegamenti stradali e ferroviari attraverso le Alpi», anche perché il deragliamento nella galleria di base «dimostra quanto la rete possa essere fragile».

E ora? «Il Consiglio di Stato - afferma De Rosa - continuerà ad agire di concerto con la Deputazione ticinese alle Camere federali in quanto si rischia di svantaggiare le cittadine e i cittadini ticinesi e il Ticino più in generale».

Il grimaldello per nuove misure

«Dal Consiglio federale, prima di tutto, mi sarei aspettato che rispondesse alle domande dell’interpellanza. E invece non l’ha fatto», ci dice Lorenzo Quadri. Per il consigliere nazionale ticinese, «la presa di posizione del Governo è deludente. Mi aspettavo che escludesse in partenza - e chiaramente - l’ipotesi di un pedaggio all’interno della Svizzera che penalizza e danneggia un solo cantone. Invece così si lasciano aperte le porte, ma il Ticino dovrà opporsi in modo deciso a ogni misura che va in questa direzione».

Per Quadri, già solo pensare a sistemi di tariffazione al San Gottardo è un errore. «Questo diventerà il grimaldello per introdurre i vari road pricing e mobility pricing, che fanno parte della politica ideologica contro gli automobilisti. Se si vuole limitare il traffico parassitario nord-sud, le misure vanno prese ai confini e non in mezzo alla Svizzera».

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