Il caso

Nuovo ospedale: situazione particolare, idea speciale?

Bellinzona, si sta valutando l’ipotesi del Piano di utilizzazione cantonale per l’ampio comparto della Saleggina – Vuoi per l’interesse sovracomunale dell’opera e soprattutto in virtù del fatto che occorrerà compensare i terreni – Le parti sono già alla ricerca di sedimi di grandi dimensioni
© Rendering EOC
Alan Del Don
19.12.2024 06:00

«Una superficie, quella della Saleggina, che al netto del progetto di Parco fluviale (che pure si integra e qualifica quello del nuovo ospedale) deve servire all’inserimento, in una prima fase, del nuovo ospedale regionale (ex San Giovanni), lasciando sufficiente spazio per una realizzazione in seconda fase con contenuti di rilevanza cantonale».

È il 24 aprile scorso quando il Municipio di Bellinzona risponde ad un’interrogazione dei consiglieri comunali de Il Centro Pietro Ghisletta ed Emilio Scossa-Baggi. Nel bailamme di notizie attorno al moderno nosocomio che si è generato nell’ultimo mese e mezzo le considerazioni dell’Esecutivo sono passate (un po’) in secondo piano. Quasi dimenticate. Ma ci forniscono ora l’assist perfetto per sviscerare gli aspetti pianificatori, quelli che interesseranno le parti in causa (preposti uffici cantonali, Ente ospedaliero e Città) nei prossimi mesi se non addirittura anni.

I fondi «sacrificati» e le fasi

Il progetto scelto dal committente («Il profumo dei tigli» degli architetti Arnaboldi&Gaggini) funge da base alla pianificazione dell’ampio comparto sul quale sorgerà in almeno due tappe. La prima, stando a quanto comunicato ad inizio anno, entro il 2031 prevede l’utilizzo di quasi 60 mila metri quadrati di sedimi (240 letti per i pazienti stazionari e 100 ambulatoriali nonché otto sale operatorie); la seconda uno sviluppo di ulteriori 44 mila, tre lustri dopo, con ben altri numeri rispetto a quelli appena citati (rispettivamente 480, 150 e 20). In questa fase si aggiungerebbero anche Cardiocentro e Neurocentro. Ma è inutile, ora, spingersi fin lì.

Il PUC? Chissà

Tutto dipenderà infatti da quanta superficie verrà «sacrificata» in prima battuta. Perché, come noto, andrà compensata dezonando dei terreni che oggi sono edificabili. Sia a Bellinzona sia nel resto del Cantone, come abbiamo anticipato lo scorso 9 dicembre. Stando a nostre informazioni si stanno già cercando dei fondi di grandi dimensioni. Detto ciò non è affatto da escludere che, a livello pianificatorio (il fondo attualmente è previsto quale zona per infrastrutture militari, ha puntualizzato il Municipio nella risposta di otto mesi fa), si propenda per un Piano di utilizzazione cantonale. Il cosiddetto PUC.

Ecco di cosa si tratta

Ma di cosa si tratta? È uno strumento pianificatorio che regola in modo vincolante l’uso del suolo di uno specifico territorio in cui si riscontra un interesse sovracomunale, dunque difficilmente gestibile attraverso i singoli Piani regolatori. Il nosocomio alla Saleggina rientra in questa descrizione: né comunale, né regionale ma di interesse cantonale, appunto.

Tant’è che dopo la seconda fase di sviluppo si trasformerà nell’ospedale di riferimento dell’EOC, si specificava nel programma di concorso. Non solo. Questi piani, leggiamo sul sito del Dipartimento del territorio (DT), regolano l’uso del suolo «quando il processo pianificatorio è confrontato con una serie di problemi di notevole complessità, tali da non poter essere risolti a livello comunale e da richiedere quindi un intervento da parte delle autorità cantonali».

Le due alternative

È proprio quello che è stato messo nero su bianco dal DT nel parere giuridico che ha vincolato l’edificazione del complesso a due chiare condizioni. I PUC si sostituiscono pertanto al Piano regolatore comunale, in questo caso quello di Bellinzona. In Ticino ce ne sono oggi 14, perlopiù per parchi e discariche. Le alternative sono una variante del PR cittadino o un Piano particolareggiato con autorizzazione a costruire. Entro la primavera sapremo cosa avrà partorito il «Patto di Paese» a tre per la sanità.

Il post-San Giovanni

Va bene il futuro nosocomio da 380 milioni, ma cosa ne sarà del comparto occupato dal 1940 dal San Giovanni? Un gruppo di lavoro - di cui fanno parte rappresentanti della Città, del Cantone e dell’EOC - si sta occupando della riconversione degli spazi e del futuro dell’area. Poco o nulla trapela sulle valutazioni in corso. «Le intenzioni saranno oggetto di informazione parallela all’iter regolamentativo del nuovo ospedale alla Saleggina, a cui faranno seguito le decisioni politiche e le usuali fasi di partecipazione», aveva spiegato nell’aprile scorso il Municipio rispondendo al Centro. A suo tempo era stata ventilata l’idea di contenuti rivolti alla terza e alla quarta età o per la ricerca.

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