Bellinzona: «Ma quale fortezza! Noi vediamo sempre i nostri Castelli»
A Bellinzona i Castelli sono spariti. O – meglio – dal 2021 c'è una nuova immagine che punta a valorizzarli. Un marchio rosso e nero con tre merli che richiamano gli altrettanti manieri (Castelgrande, Montebello e Sasso Corbaro) più una porzione delle mura, il tutto accompagnato dalla nuova definizione... «Fortezza Bellinzona». Dietro, ovviamente, c'è di più. Per la precisione, un progetto di valorizzazione del patrimonio UNESCO con un investimento di 14 milioni nell'arco di alcuni anni, allo scopo di ripensare la struttura e le modalità di gestione dell'offerta, oltre che a promuovere interventi complementari su vie d'accesso, segnaletica, spazi di accoglienza, l'illuminazione. Per le strade della capitale ticinese, però, l'idea non sembrerebbe prendere piede. Tranne che per Olesia, favorevole al cambiamento: «Mi piace fortezza. Come persona proveniente dall'Ucraina, lo preferisco», dichiara la 23.enne di Biasca, fermata nei pressi della stazione. «Ma se la mia lingua fosse l'italiano... non saprei. Magari, in quel caso, preferirei dire castello! Ma ripeto, fortezza è molto bello per me».
Matteo, invece, è più legato alla tradizione: «Le persone sono abituate chiamarli Castelli da generazioni... io stesso, penso di uscire a fare un giro, dico "Andiamo ai Castelli", non "alla Fortezza". Eh, non è mica la stessa cosa», esclama. Questo termine, insomma, non entrerà mai nel suo vocabolario quotidiano. «Continuerò a chiamarlo Castello», aggiunge il 25.enne. Chiara all'esterno di un punto di ristoro durante la pausa pranzo condivide la stessa opinione: «Continuerò a chiamarli Castelli di Bellinzona». Di fronte a lei, la collega di studi Valeria, che aggiunge «Anch'io ho quest'abitudine... e a me piace così», afferma la studentessa della Scuola cantonale di commercio. Chiara ammette però che se un giorno ci fosse un certo tipo di autorità che imporrà di usare questo titolo, allora si adatterebbe: «Ma solo nel caso in cui ci fosse un obbligo». Ma ammettiamolo: questo scenario è piuttosto improbabile.
Qualcosa di negativo
Ana Paula, che sta spingendo un passeggino nella calda giornata di sole, si mostra critica verso il cambiamento: «Anche a livello di pubblicità. È un peccato cambiare». Per la 35.enne di Arbedo, i Castelli sono un simbolo del territorio: «Rappresentano il Ticino». Ma non solo. Infatti, trova che il termine fortezza sia «un po' brutto. A volte andiamo a pranzo là, e appunto diciamo che andiamo al Castello. Non alla Fortezza». Secondo Antonio, qualche metro più avanti, il punto è anche un altro. «Fortezza è una parola pesante», sottolinea il 51.enne. «Mi fa correre la mente a una situazione negativa... tipo un carcere». La parola scelta dai promotori del progetto, quindi, per lui è troppo forte e poco adatta all'architettura dei manieri.
Media sociali poco entusiasti
Valerio, invece, prova a riflettere sul senso dell'operazione di rifacimento dell'immagine. A lui, in effetti, piace anche il termine Fortezza. «Però sembra un po' troppo forte», dice il 41.enne. «Sì, in effetti ci sta, ma è un termine che sa di impero, di imperiale». Alla fine, però, il residente in viale Stazione sceglie: «Beh no, vado di Castelli, andiamo di Castelli!». Ed eccone un altro che "cestina" la nuova proposta, che a questo punto si spera sia efficace soprattutto nella promozione sul fronte del turismo, nazionale o internazionale che sia.
D'altronde, un rapido sguardo sui media sociali di qualche tempo fa riportava come fossero ancora pochi gli scatti pubblicati in rete accompagnati dall'etichetta #fortezzadibellinzona, mentre vanno sempre per la maggiore i termini #castellidibellinzona e #castellibellinzona oppure #bellinzonacastelli. Le persone che frequentano La Turrita, in conclusione, non sembrano dare molta importanza alla denominazione dei loro castelli, quanto piuttosto alla tutela e alla storia dei manieri. Il nome «Fortezza Bellinzona» potrebbe essere accettato come parte del progetto di valorizzazione, ma al momento attuale sembra piuttosto difficile dire che sostituirà quello tradizionale nei cuori e nelle menti dei cittadini.