Il progetto

«Dopo decenni di abbandono, Casa Varenna ora risplenderà»

Visita esclusiva sul cantiere di una delle costruzioni più antiche ancora rimaste tra piazza Grande e Largo Zorzi: «Entro fine anno concluderemo i lavori e ridiventerà il gioiello architettonico che era, contribuendo a dare lustro a Locarno»
Uno dei locali destinato a far parte dei rinnovati quattro appartamenti: sul soffitto, è riconoscibile “Il trionfo di Bacco”; in primo piano, l'architetto Michele Bardelli, 64 anni
Jona Mantovan
15.03.2025 06:00

Quando Largo Zorzi era solo un’anonima distesa pronta a trasformarsi in acquitrino a causa di un lago dai confini tutt’altro che definiti, Casa Varenna era già lì. Forse non aveva questo nome. Ma, come scrive Virgilio Gilardoni nel suo primo volume dei «Monumenti d’arte», la famiglia da cui prende il nome l’edificio (e della quale si perderanno le tracce) arriva in città nel 1500.

La struttura a due piani, con i suoi portici, risale al 1700, anche se la parte più antica (la corte interna, attorno alla quale l’oggetto è cresciuto) ha origini molto più lontane, medievali. Gli interventi, nel tempo, non si sono mai arrestati: aggiunte, sovrapposizioni, modifiche, ritocchi di ogni tipo. Quasi un rebus per chi - oggi, dopo decenni di abbandono - è pronto a far risplendere questo gioiello, restaurandolo compiendo le scelte più rispettose della sua estetica e della sua storia. «I lavori saranno conclusi a fine anno», rivela al Corriere del Ticino l’architetto Michele Bardelli, contitolare dell’omonimo studio, porgendo il casco di protezione. E allora, che la visita del cantiere abbia inizio.

Tutto iniziò nel 1990, quando ero ancora un giovane architetto che si cimentava con le prime misure
Michele Bardelli, architetto, 64 anni, contitolare dello studio di architettura Bardelli di Locarno

Pian terreno finito verso l’estate

«Alla fine, saranno ricavati quattro appartamenti. Di questi, uno mansardato e un altro in stile “maisonnette urbana” su più livelli. Oltre a due spazi commerciali al pian terreno, da terminare prima dell’estate, così da poter permettere il rientro prima dei concerti della confetteria Al Porto (mentre un secondo spazio permetterà il rientro della gioielleria Tettamanti), per il momento ancora in un prefabbricato», precisa il 64.enne, il quale si muove agile tra i vari livelli dei ponteggi.

L’immobile lo conosce come le sue tasche. «Ho iniziato a prendere le prime misure nel 1990, quando ero ancora un giovane professionista sconosciuto. Questo progetto mi ha accompagnato per tutta la carriera. La proprietà è cambiata più volte, fino all’estate del 2023, quando anche l’ultima parte del patrimonio Olgiati è stata oggetto di compravendita, rientrando nella riqualifica del comparto promossa da Artioli. In ogni caso, è merito di Franco e Regina Marcollo, attuali proprietari e primi acquirenti di una parte già nel 1998, se riusciamo a concretizzare quel che avevamo immaginato tanti anni fa». A un certo punto, il Municipio riceve un lascito impossessandosi di una bella porzione, che però vende (ai Marcollo) una volta capito che accordi con gli altri comproprietari sono impossibili da concludere.

Come si presentava Casa Varenna prima dell'avvio del cantiere, la scorsa primavera
Come si presentava Casa Varenna prima dell'avvio del cantiere, la scorsa primavera

La scoperta delle decorazioni

«Ora siamo in pieno restauro, iniziato la scorsa primavera dopo aver ottenuto la licenza. Abbiamo rinforzato e consolidato le volte settecentesche e lavorato sulla sottostruttura. Stiamo terminando la fase del “grezzo” e presto monteremo il tetto, continuando con le finiture. Successivamente, sistemeremo il sopra e il retro. Un’ulteriore complessità è data anche dai grandi eventi, come il Festival del film. Ma tutto procede secondo i piani». Il nostro interlocutore fa strada verso l’esterno e mostra una decorazione dipinta sulla parete: «È una nostra scoperta, questi disegni erano stati nascosti dal grande risanamento del 1893, con il rifacimento del balcone e della copertura superiore. Su un intonaco non trattato, che veleremo restituendo un colore grigioazzurro simile a quello originale, sono inseriti elementi in grassello di calce su cui sono stati tracciati filetti molto sottili che vanno a comporre un bugnato, dei marcapiani, come pure dei contorni sulla parte superiore delle finestre».

Svoltando l’angolo, su via delle Pannelle, ecco che uno di questi gruppi di linee rivela come la larghezza di una finestra sia stata successivamente «ritoccata, per farci entrare più luce. Abbiamo deciso di chiuderla leggermente, affinché risulti allineata con la raffigurazione».

Verso il Museo di storia naturale

Attraversando tutta la costruzione si nota un cambio di stile. Un’altra mano. Rientrando, si passa da una delle future stanze, con l’affresco a soffitto «Il trionfo di Bacco». L’esperto indica un’apertura in direzione dell’ex Globus, anch’esso trasformato in cantiere. Una futura porta. «Da qui, ci sarà un’uscita che permetterà di andare sulla terrazza tramite una scala lungo la facciata e, seguendo un nuovo percorso pedonale che partirà dal livello dei portici, sarà possibile raggiungere il futuro Museo di storia naturale».

«Dopo anni di stasi, rifioriamo»

Bardelli, concludendo la visita, si dice grato nei confronti di chi ha deciso di investire in un’idea che intende valorizzare qualcosa che contribuirà a dare lustro a tutta la regione.

«Un’avventura non scontata. Come quella che stiamo vivendo a Locarno: un periodo di sviluppo dopo una stasi durata tanto. Dal progetto “Nouvelle belle époque”, che riqualificherà un’ampia area pubblica, alle già citate Corti, fino al Grand Hotel, creando una relazione più diretta tra Largo Zorzi e il futuro museo di Santa Caterina. Altri interventi importanti in zona sono in programma, come il restauro del pretorio e del teatro. Iniziative che permetteranno al centro di Locarno di rifiorire».

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